è strana questa stanza di albergo.
non è un albergo, è un appartamento in città, a pochi isolati da casa mia.
mi sistemo, è accogliente, una televisione mega come piacerebbe ai miei figli -è un paradosso che mi derealizza un po'- va tutto bene, tutto sommato.
sono più tranquilla di quanto mi aspetterei, vista la tragicità -personale, intendiamoci, una tragedia tutta mia non in senso assoluto- che sottende questa scelta.
vado anche al cinema, finalmente vedo Blue Jasmine, pensavo a un capolavoro, ma perchè vado a vedere le cose aspettandomi chissà che??, e un capolavoro non è.
come per Philomena, il capolavoro non è il film, è solo l'attrice. indubbiamente Cate Blanchett è un CAPOLAVORO di attrice. è un talento immenso, poche altre mi hanno dato questo sensazione, certamente Kate Winslet in Revolutionary Road, ma l'attrice non fa il film.
dormo, male, mi alzo svegliata da un sms, faccio tutto da sola, che strana sensazione, vado a prendere la macchina parcheggiata ieri sera al ritorno dal cinema, senza troppo pensare.
multa.
ero tranquilla e questa sorpesa, invece, mi schiaccia nell'angoscia.
quello che non provavo prima, navigando nei miei pensieri, quello che governavo prima, dando un senso ai miei gesti, quello che prima, e avrebbe potuto esserci comprensibilmente, arriva ora con una multa per sosta vietata per lavaggio della strada. è come se il non senso mi travolgesse in un attimo. al solito mi sento piegata da qualcosa che non mi merito. ma come? cerco l'ordine, evito il conflitto, aspetto che le menti si assestino su un principio nuovo, e prendo una multa? cerco la calma, mantengo la calma, indago le mie scelte, e prendo una multa?
ragiono in termini paranoici, questo è chiaro. sono immersa in un mondo persecutorio e comincio ad entrare pericolosamente in sintonia con i miei pazienti.
quelli più gravi.
quelli per cui il reale dà senso a tutto, non c'è simbolico, c'è solo un reale schiacciante su ogni variabile non prevista. quel tipo di paziente per il quale un passante che fischia sta pensando che lui è un assassino, per intenderci. non c'è interpretazione possibile se non un reale che confluisce tutto sull'idea dominante: sono perseguitato dal male. questo è grave e così sonno messa io.
in 4 giorni di ritiro dal mondo, ed è chiaro che non mi fa bene, ho visto tre film e uno spettacolo teatrale (quest'ultimo a casa del signore e appena passabile). dopo Blue Jasmine, La mafia uccide solo d'estate di Pif - encomiabile per serietà e leggerezza allo stesso tempo, una narrazione sottile che però non lascia scampo al giudizio inesorabile su un mondo codardo che finge cecità- e Anita B. di Roberto Faenza, regista a me caro. è il regista di Prendimi l'anima, un film che narra, con toni ben differenti per intensità e sensualità, la stessa storia che ho visto l'anno scorso al cinema con A dangerous method: Carl Gustav Jung imbastisce una storia di intensa passione con una sua paziente, grave, psicotica?, isterica?, avviandola alla guarigione sperimentando il metodo analitico poi favorendone l'avvio verso una carriera proprio da psicoanalista. una stessa storia, due film imparagonabili. Faenza è un buon maestro, Anita B. è un film interessante ma non altrettanto intenso.
durante il film, aspettandomi una scena che non si è mai verificata ma che io attendevo con terrore, ovvero che il bambino affidato ad Anita, sopravvissuta ad Auschwitz, cadesse e morisse -un'invenzione della mia mente- ho avuto una scarica di extrasistoli che per qualche secondo ho pensato che il mio cuore avesse smesso di battere, per poi ricominciare, vivaddio, inondandomi la testa con un rinnovato flusso di sangue.
fisso dal cardiologo o dallo psichiatra?
esco, ancora scossa, vado alla macchina e...ho preso una multa.
in questo caso la multa riporta il caos che regna nel mio muscolo cardiaco ad uno stato di concreta realtà, non so se sana o meno: se parcheggio sulle strisce gialle sono fuori dall'ordine costituito, anche di domenica. i miei deliri su bambini che cadono dalle braccia e muoiono per una banale disattenzione -a che bambino sto pensando?- si ritira come una risacca di fronte alla non interpretabilità della legge.
ovvero la funzionalità variabile della multa.
ovvero l'imprevedibilità della psiche rispetto a un medesimo stimolo.
ovvero è chiaro però che non sto bene...
ragiono in termini paranoici, questo è chiaro. sono immersa in un mondo persecutorio e comincio ad entrare pericolosamente in sintonia con i miei pazienti.
quelli più gravi.
quelli per cui il reale dà senso a tutto, non c'è simbolico, c'è solo un reale schiacciante su ogni variabile non prevista. quel tipo di paziente per il quale un passante che fischia sta pensando che lui è un assassino, per intenderci. non c'è interpretazione possibile se non un reale che confluisce tutto sull'idea dominante: sono perseguitato dal male. questo è grave e così sonno messa io.
in 4 giorni di ritiro dal mondo, ed è chiaro che non mi fa bene, ho visto tre film e uno spettacolo teatrale (quest'ultimo a casa del signore e appena passabile). dopo Blue Jasmine, La mafia uccide solo d'estate di Pif - encomiabile per serietà e leggerezza allo stesso tempo, una narrazione sottile che però non lascia scampo al giudizio inesorabile su un mondo codardo che finge cecità- e Anita B. di Roberto Faenza, regista a me caro. è il regista di Prendimi l'anima, un film che narra, con toni ben differenti per intensità e sensualità, la stessa storia che ho visto l'anno scorso al cinema con A dangerous method: Carl Gustav Jung imbastisce una storia di intensa passione con una sua paziente, grave, psicotica?, isterica?, avviandola alla guarigione sperimentando il metodo analitico poi favorendone l'avvio verso una carriera proprio da psicoanalista. una stessa storia, due film imparagonabili. Faenza è un buon maestro, Anita B. è un film interessante ma non altrettanto intenso.
durante il film, aspettandomi una scena che non si è mai verificata ma che io attendevo con terrore, ovvero che il bambino affidato ad Anita, sopravvissuta ad Auschwitz, cadesse e morisse -un'invenzione della mia mente- ho avuto una scarica di extrasistoli che per qualche secondo ho pensato che il mio cuore avesse smesso di battere, per poi ricominciare, vivaddio, inondandomi la testa con un rinnovato flusso di sangue.
fisso dal cardiologo o dallo psichiatra?
esco, ancora scossa, vado alla macchina e...ho preso una multa.
in questo caso la multa riporta il caos che regna nel mio muscolo cardiaco ad uno stato di concreta realtà, non so se sana o meno: se parcheggio sulle strisce gialle sono fuori dall'ordine costituito, anche di domenica. i miei deliri su bambini che cadono dalle braccia e muoiono per una banale disattenzione -a che bambino sto pensando?- si ritira come una risacca di fronte alla non interpretabilità della legge.
ovvero la funzionalità variabile della multa.
ovvero l'imprevedibilità della psiche rispetto a un medesimo stimolo.
ovvero è chiaro però che non sto bene...
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