l'ho comprato attratta dall'idea che potesse essere un audiolibro.
mi sbagliavo, sono due cd.
si tratta di un ciclo di quattro letture tenute da Alessandro Baricco sul palco del teatro Palladium di Roma nel gennaio di quest'anno. La prima riguarda curiosamente, ma solo esplicativamente, Kate Moss, la modella diventata icona negli anni 90 dopo aver imposto un canone di bellezza che rompeva con il passato.
Baricco si impegna a voler dimostrare come i passaggi, nella vita civile, etica o estetica, artistica, musicale, sportiva o politica si verifichino spesso per "strappi" improvvisi apperentemente ingiutificabili. come il salto Fosbury, il salto dorsale che si impose nella disciplina del salto in alto dopo anni di salto ventrale.
il genio di uno ha modificato il corso imposto per lustri da altri, anonimi altri.
ma, al di là della trattazione in sè, che spazia da Kate Moss alla Callas fino a Le déjeuner sur l'herbe di Manet come esempi di strappi storici sull'idea dominante del bello fino a quel momento, quel che mi colpisce del discorso è poi il suo finale. come spesso, troppo spesso, mi accade, percepisco quando dietro a una persona c'è un'analista. o meglio, quando dentro a una persona c'è un'analisi. Baricco cita il suo, per gioco o sul serio, ma io tendo a credere che siamo più vicini al vero che alla citazione letteraria.
la conclusione del discorso di Baricco è che il sapere è dimorare dentro il paesaggio di una domanda. io direi dentro lo spazio di una domanda, ma anche paesaggio va bene. è la scelta adatta a uno scrittore.
sapere non è avere risposte, ognuno ha la sua e quella sua può variare nel tempo e scoprirsi meno vera di quel che ci sembrava, ma saper stare, muoversi, cercare, sperimentare nello spazio vasto e inesplorato che quella domanda ci pone. tutto parte da una domanda.
ogni analisi parte da una domanda, anche semplicemente: perchè sto così male?
e l'analisi non ti darà risposte, ti darà la possibilità di rettificare azioni comportamenti e reazioni per poter stare dentro una domanda sul proprio essere al mondo senza più soffrire.
ed è chiaro che analisi è sapere, anche il sapere di cui Baricco parla.
2 commenti:
Concordo: Il sapere inteso come possibile causa di risposta, ad una domanda, non può essere da solo, la soluzione del problema che la domanda pone. E' l'analisi la cifra del sapere, che a sua volta sarà data dalla capacità di abitare il paesaggio della domanda e occuparne gli spazi. Sai, però ad affascinarmi non sono tanto il sapere e l'analisi, quanto invece la domanda. E cioè: Come nasce una domanda, come e perché si giunga a chiedersi una qualunque cosa, e quindi cercare risposte. E' un problema chimico, biologico, o semplicemente un dono? E c'è una discrimine che determina la capacità di porsi domande come individui? E ancora: sapere e analisi che significato hanno, se non c'è la domanda? E conseguentemente quindi domanda e sapere, sono parte di un tutt'uno, o solo dello stesso insieme? Come vedi cara Rossa, sto andando oltre le tue belle considerazioni sul pensiero di Baricco, allora mi stoppo che forse è meglio. Epperò mi è piaciuto commentare! A presto.
aiuto, le tue domande sono tante, forse troppe o forse solo un po' confuse.
non c'è analisi senza domanda.
non c'è sapere senza domanda.
da dove viene la domanda? da un bisogno di perseguire un desiderio.
me caso dell'analisi, un bisogno ormai urgente di fare qualcosa per quel sintomo che ci tormenta e ci fa stare male. senza domanda di cura un'analisi non può andare da nessuna parte.
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