bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 25 ottobre 2013

gravity

sono veramente arrabbiata.

un'opportunità sprecata.
un potenziale buon film inquinato dalla solita tracotanza holliwoodiana.
dall'obesità americana.
dal delirio di onnipotenza statunitense.
a partire dalla protagonista, Sandra Bullock, che avrebbe anche potuto risultare in forma recitativamente parlando se non fosse che le sue opportuità espressive sono state definitivamente cancellate dalla biologia del suo corpo causa i soliti devastanti e malriusciti e perversi arrangiamenti chirurgici che azzerano ogni possibile sopravvivenza di espressione facciale. ci prova a piangere e disperarsi, a esprimere l'angoscia del vuoto, ma la faccia, gli occhi, le guance NON SI MUOVONO PIU'. sono fissate al connettivo sottostante e il volto si è definitivamente pietrificato.
è impressionante pensare quanto male si fanno le donne colte dall'onnipotenza, o di amore o di eternità. evidentemente mancano sempre di qualcosa che le sostenga altrimenti.
questo per cominciare e, per continuare, il film di Cuaron, che ha già dalla sua un'ambientazione e una sospensione già molto favorenti il sostentamento visuale e narrativo del film, finisce per declassarsi causa le solite battute fuori luogo, la necessità di parlare più del necessario, la patologia di verbalizzare tutto a ogni costo, di esercitare il potere della spiegazione quando la bellezza sta nella creatività dell'intuizione, lo sbrodolamento esplicativo che depotenzia ogni immagine, ogni volo della fantasia, ogni diritto a mettere nella storia quel che siamo noi. quel che vogliamo noi.
dobbiamo metterci per forza la bimba morta a 4 anni, e tutto quel che ne consegue.
dobbiamo metterci Clooney che fa il gigione anche oltre e dopo e ancora la morte interplanetaria.
il film ha immagini "spaziali", sospese e rarefatte, così belle e potenti che potrebbe nutrirsi anche solo di questo per andare oltre la spazzatura dei buoni sentimenti. vagare nello spazio senza peso e senza forma, senza meta e senza luogo, essere soli nell'universo, è già sufficiente a mostrare e proporre l'angoscia no??
la scena finale, così bella, la più bella in assoluto, quel ritrovare il peso del proprio corpo, quell'essere rinato partorito riemerso dal liquido amniotico, quel riprendere il peso specifico dell'esistenza dovendo ripartire dalla terra bagnata e incolta della nascita, quel barcollamento vitale, valeva il film.
evidentemente ci sono registi che non hanno fiducia nei propri mezzi, non si fidano dell'immagine pur pensando di dominarla, non conoscono la potenza del cinema pur facendolo e, immagino, frequentandolo. un peccato, un vero peccato.
scene così forti e così massacrate.
sono veramente arrabbiata.

2 commenti:

corte sconta ha detto...

non essere così tranchant e severa,vi sono buoni artigiani nel mondo e non tutti sono dei modigliani o dei De Dominicis(?)..come non tutti i cineasti possono essere dei Kubrick o dei Ridley Scott:probabilmente trattasi di semplice mancanza,o,insufficienza di genialità, merce assai comune e spesso camuffata abilmente ,ma del resto questo già lo sai.buon fine settimana Papillon Rouge.

Rossa ha detto...

certo che non è Kubrick, questo Cuaron,ma la materia c'era, l'idea anche...era tutto lì a un passo...andava benino...e vabbè. avrai ragione tu.
'notte.