bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 13 maggio 2013

your wounds will be named silence

Your wounds will be named silence - fotografie di Robin Hammond.
“Their suffering, in generations to come, their collective wounds, will be named silence.”
da “A poem for Zimbabwe” di Chenjerai Hove.

Robin Hammond racconta in un intenso reportage la situazione odierna dello Zimbabwe.
Ex colonia britannica, nel 1980 il paese conquista l’indipendenza ma da allora quelli vissuti dalla popolazione locale, anziché anni di libertà, sono stati 33 anni di violento deterioramento causati dal regime della violenza imposto dal dittatore Robert Mugabe.
Robin Hammond ha visitato lo Zimbabwe per la prima volta come giornalista nel 2007, per poi tornarvi spesso nei cinque anni successivi. Ogni volta, ha lasciato il paese combattuto tra due opposti sentimenti, uno misto di sgomento e repulsione, l’altro, ugualmente forte, di profondo attaccamento per le sorti di un Paese in bilico.
Le sue immagini raccontano un Paese costellato da scheletri, quelli delle fabbriche un tempo funzionanti e delle case abbandonate o distrutte e quelli, ancora più agghiaccianti, dei corpi degli abitanti piegati dalle malattie e dalle privazioni. Attraverso le sue immagini incontriamo comunità fatte di vecchi e bambini, dove i giovani uomini sono stati uccisi o sono scappati all’estero. Attraverso i suoi occhi osserviamo la paura e il dolore di un Paese e la sconfitta di quella che avrebbe potuto essere una grande nazione africana.
“Lo Zimbabwe è ormai una terra caduta nell’oblio. Oggi, senza alcuna luce puntata sull’ombra nera dell’incessante tirannia di Robert Mugabe, l’oppressa popolazione di una delle più belle e indomabili nazioni africane, si sente, a ragione, abbandonata dal resto del mondo. Le modeste speranze degli abitanti dello Zimbabwe sono state divorate dalla malvagità e dalla cupidigia dei politici; ora la popolazione non ha più nessuno a cui rivolgersi e, contro le atrocità commesse dalla polizia e dai militari, nessuna forza per gridare aiuto dall’oscurità in cui è immersa. Attraverso il lavoro Your Wounds Will Be Named Silence il premiato fotoreporter Robin Hammond offre, con sguardo critico, la propria voce a questa generazione perduta di africani che lottano incessantemente con la morte a causa di malattie, povertà e disinteresse.
Testimoniando la disperazione di una nazione, a rischio della propria vita e di quella dei collaboratori abbastanza coraggiosi da aiutarlo, il fotografo riporta sotto i riflettori una delle più importanti e durature emergenze africane, ponendola in uno spazio in cui nulla può ostacolare la libera espressione e la protesta, cosicché le voci dei perseguitati abitanti dello Zimbabwe possano venire di nuovo udite e ascoltate.”
Dan McDougall, Corrispondente pluripremiato per l’Africa del The Sunday Times of London

La mostra ospitata a Forma raccoglie gli scatti più significativi di questo lavoro che si è aggiudicato il Premio Carmignac Gestion per il Fotogiornalismo 2011.
La mostra è a cura di Alessandra Mauro e Robin Hammond.
Robin Hammond è un fotoreporter nato in Nuova Zelanda 37 anni fa. Dal 2007 fa parte dell’agenzia fotografica Panos. Vincitore di quattro Amnesty International awards for Human Rights journalism, Robin ha dedicato la propria carriera alla documentazione dei diritti umani e dei problemi legati allo allo sviluppo in particolare dell’Africa sub-Sahariana. Dopo aver trascorso alcuni anni tra Giappone, Gran Bretagna e Sud Africa, Robin Hammond attualmente vive a Parigi.







queste foto le ho viste associate ad un'altra mostra, quella di Gordon Parks, allo Spazio Forma che, potrei direi, è quasi ormai l'equivalente di casa mia..
quindi non sono andata a vedere questa mostra, l'ho vista solo perchè andavo a vedere l'altra, più pubblicizzata e di un più noto, meritevolissimo, artista.
quindi non ho alcun merito ma solo la fortuna di portarmi in giro, ovunque ci sia qualcosa da vedere e che ritengo in qualche modo interessante.
questo fotografo, Robin Hammond, è bravo, molto bravo, le sue foto giornalistiche mi piacciono, sono espressive oneste asciutte, ed è una rarità, i suoi ritratti su sfondo nero sono di una bellezza commovente, e io mi sono commossa.

ma sono stata rapita da tutta l'operazione di informazione sulla condizione dello Zimbawe, terra dimenticata come moltissime altre e non potrebbe essere che così. non si può conoscere tutto, nè tutto il bene nè tutto il male, almeno io non posso. ma almeno se vedo mi fermo a guardare.
e nemmeno questo è un merito. probabilmente un dovere.

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