anche perchè a forzare la mano mi stanco e non riesco più a seguire, in sostanza a capire.
il tema quest'anno è perfezione e imperfezione. da molti e variati variabili immaginabili punti di vista.
naturalmente tutti elevano l'imperfezione a unica forma di perfezione possibile. solo la mancanza ci fa perfetti, solo l'assenza ci fa assoluti.
nessuno che abbia avuto il coraggio di dire, che io abbia ascoltato, che la perfezione è, di fatto, invece, la vocazione di molti e che il modello rimane ancora, a torto o a ragione, intramontabile. molti di quelli che evocavano l'imperfezione si volevano al contrario mostrare tutt'altro che imperfetti. ma potenzialmente perfetti. difficile districarsi in questo dilemma, ma forse a volte manca l'umiltà a renderci credibili.
giusto ieri sera ho visto un film che non qualificherei in nessun modo se non francamente pesante e fallimentare nel suo stile cupo e funereo, verboso oltre modo, Cosmopolis di Cronenberg. la cosa migliore è stata la location, Arianteo all'aperto...niente po' po' di meno che nel cortile del Castello Sforzesco. serata meravigliosa, non da un punto di vista umorale, ma per aria tersa luminosa benchè serale adamantina dell'estate migliore che si possa desiderare sulla pelle e negli occhi. il film è la lenta e inesorabile caduta dal limbo degli dei all'inferno dei cenciosi di un personaggio che non saprei individuare se non come l'indefinibile e impalpabile insostanza del broker miliardario di successo. la perfezione auspicabile in un mondo disossato da tutto ciò che è alla base della definizione di umano. un vuoto cosmico travestito da pupazzo metropolitano.
la perfezione sostenuta dalla potenza della "conoscenza" virtuale e dal castello, altrettanto virtuale, del denaro. alla fine, disfatto, sporco, impoverito, assassino, si mostra bucato e vulnerabile, perfino dalla malinconia, si spara in una mano, mostrando perfino di provare dolore. dalla perfezione del robot codificato che si sottopone quotidianamente all'esplorazione rettale a prevenzione di qualsivoglia imperturbabilità di funzionamento della macchina umana, all'imperfezione del sangue misto a brandelli di carne bruciata che cola sui vestiti di sartoria. un mutamento umano globale, cui fa da specchio il mutamento globale ambientale. il suo potenziale carnefice, che lo insegue, mai visto ma solo minacciosamente vagheggiato per tutto il film, vuole eliminarlo proprio in virtù della sua insopportabile e ineguagliabile perfezione. ma, a vederlo così miseramente umano, così mortalmente fallibile, si sente disperato. "tu avresti dovuto salvarmi", dalla mia dannazione, e invece sei orribilmente simile a me: un uomo senza speranza.
la perfezione sostenuta dalla potenza della "conoscenza" virtuale e dal castello, altrettanto virtuale, del denaro. alla fine, disfatto, sporco, impoverito, assassino, si mostra bucato e vulnerabile, perfino dalla malinconia, si spara in una mano, mostrando perfino di provare dolore. dalla perfezione del robot codificato che si sottopone quotidianamente all'esplorazione rettale a prevenzione di qualsivoglia imperturbabilità di funzionamento della macchina umana, all'imperfezione del sangue misto a brandelli di carne bruciata che cola sui vestiti di sartoria. un mutamento umano globale, cui fa da specchio il mutamento globale ambientale. il suo potenziale carnefice, che lo insegue, mai visto ma solo minacciosamente vagheggiato per tutto il film, vuole eliminarlo proprio in virtù della sua insopportabile e ineguagliabile perfezione. ma, a vederlo così miseramente umano, così mortalmente fallibile, si sente disperato. "tu avresti dovuto salvarmi", dalla mia dannazione, e invece sei orribilmente simile a me: un uomo senza speranza.
tornando alla Milanesiana, ancora una volta, l'aspetto mirabilis della serata del 12, mio compleanno, è stata lil luogo del suo svolgimento. c'erano Elisabetta Sgarbi, curatrice della rassegna, e molti filosofi, alcuni forse veri altri forse presunti, c'era un marxista comunista encomiabile per la sua rara preziosità, c'era Walter Siti che ha sostenuto che la perfezione di chi ha imparato dall'esperienza è il perdono. parole che potrei tratuarmi sul corpo tanto le condivido, ma non sono ancora messa così male, anche se ormai la mia, di parola, ha perso totalmente e depressivamente valore per chiunque.
le serata si è svolta alla Pirelli, in un auditorium che però era molto più di un auditorium. si entra da viale Sarca e ci si inoltra in una specie di bosco fitto, un'oasi nella zona avveniristica della Bicocca. addentrandosi per un viale, per l'occasione segnalato da candele sul percorso, si avvista una vecchia villa, forse ora disabitata e impiegata solo per operazioni di rappresentanza, ma dall'aspetto fiabesco, forse anche solo per la sorpresa di trovarcela. si tratta della Bicocca degli Arcimboldi (da qui il nome Bicocca di quest'area di Milano), costruita nel 1464 su commissione degli Arcimboldi (cui è dedicato il teatro omonimo), come casino di caccia e per la villeggiatura della famiglia.
la villa appare un oggetto di antiquariato nascosto che è, ancora oggi, volutamente isolato; nell'immediato intorno l'era post-industriale ha reinterpretato l'area dello stabilimento Pirelli con le moderne forme terziarie che determinano oggi il paesaggio della "nuova Bicocca". superata la villa si arriva infatti alla struttura moderna dell'azienda e si giunge all'AUDITORIUM; che altro non è che la torre di raffreddamento della fabbrica, ora ovviamente riadattata, racchiusa e incastonata in una stuttura di vetro che consente di vederla già dall'esterno.
un posto incredibile. un'emozione direi. amo moltissimo questi recuperi di architettura industriale ad uso culturale. è il futuro che si anima del passato. bellissimo.
milanesi andate alla Milanesiana (che forse è anche finita ma veniva bene l'invocazione).
la villa appare un oggetto di antiquariato nascosto che è, ancora oggi, volutamente isolato; nell'immediato intorno l'era post-industriale ha reinterpretato l'area dello stabilimento Pirelli con le moderne forme terziarie che determinano oggi il paesaggio della "nuova Bicocca". superata la villa si arriva infatti alla struttura moderna dell'azienda e si giunge all'AUDITORIUM; che altro non è che la torre di raffreddamento della fabbrica, ora ovviamente riadattata, racchiusa e incastonata in una stuttura di vetro che consente di vederla già dall'esterno.
un posto incredibile. un'emozione direi. amo moltissimo questi recuperi di architettura industriale ad uso culturale. è il futuro che si anima del passato. bellissimo.
milanesi andate alla Milanesiana (che forse è anche finita ma veniva bene l'invocazione).
4 commenti:
Ah Milano! Sono proprio gli eventi che tu vivi, che me la fanno rimpiangere. Ho visto l'edificio che racchiude la vecchia torre, spero di poterlo visitare un giorno. Perfezione e Imperfezione, sono una vera grana... Ho letto di Ricardo Peter "Onora il tuo limite, terapia dell'imperfezione".
Dove la Perfezione, ma solo come ricerca, è vista come una nevrosi. Comunque una buona lettura.
Infine ho visto -Shame-, naturalmente con occhi maschili, meno cioè di quanto tu vi abbia veduto. Mi ha colpito invece la sorella di Brandon, nell'unico breve dialogo dei due, il suo tormento è reale, e attuale.
Ok, dilungato abbastanza, auguri di buon compleanno cara Rossa!
Ho letto perfettamente e la milanesiana termina oggi. Io non avrei potuto vederla comunque.
Il CHAPTCHA per commentare è un vero cilicio inutile, saprai certamente che è eliminabile senza pericolo.
Grazie Monteamaro. molto gentile. il titolo del libro sembra molto interessante e, in effetti, per alcune persone, la ricerca di una perfezione impossibile è un sintomo nevrotico ossessivo.
anche la sorella di Brandon sta male, ma almeno la sua angoscia la sa esprimere, forse iperesprimere. certo sono due fratellini problematici..
è vero, infatti martedì sera c'era una serata sull'imperfezione del tempo molto interessante, che ho perso!
ti ringrazio per l'esortazione ma credo che per quanto riguarda l'impostazione del mio blog rimarrà tutto così com'è.
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