BISOGNA PENSARE PRIMA DI SCATTARE UNA FOTOGRAFIA E DOPO AVERLA SCATTATA, NON DURANTE. IL SUCCESSO DIPENDE DAL LIVELLO DELLA CULTURA PERSONALE, DAL PROPRIO INSIEME DI VALORI, DALLA BRILLANTEZZA DELLA PROPRIA MENTE E DALLA PROPRIA VIVACITÀ. BISOGNA EVITARE A TUTTI COSTI CIÒ CHE È ARTIFICIALMENTE COMBINATO, IL CONTRARIO DELLA VITA...
HENRI CARTIER-BRESSON
Alfred Eisenstadt - the kiss
Alexander Rodchenko- ragazza con Leica
Oskar Barnack - alluvione a Wetzlar
“La mia Leica è letteralmente il prolungamento del mio occhio ... il modo in cui la tengo in mano, stretta sulla fronte, il suo segno quando sposto lo sguardo da una parte all’altra, mi da l’impressione di essere un arbitro in una partita che mi si svolge davanti agli occhi, di cui coglierò l’atmosfera al centesimo di secondo”.
HENRI CARTIER-BRESSON
credo si sia trattato di una rivoluzione, il segno di un cambiamento epocale, una svolta per il fotogiornalismo, dall'ingombro delle antiche camere alla maneggevolezza della prima compatta. da lì Cartier-Bresson prese il volo e molti altri con lui.
leggo sull'articolo una curiosità divertente. che i rullini fotografici contengano 36 fotogrammi nasce da una questione estratta dalla normalità intima e quotidiana: Oskar Barnack, l'inventore, per tagliare la pellicola e avvolgerla nei primi caricatori aveva usato come unità di misura la distanza tra le sue braccia aperte. trentasei fotogrammi, appunto.
“La mia Leica è letteralmente il prolungamento del mio occhio ... il modo in cui la tengo in mano, stretta sulla fronte, il suo segno quando sposto lo sguardo da una parte all’altra, mi da l’impressione di essere un arbitro in una partita che mi si svolge davanti agli occhi, di cui coglierò l’atmosfera al centesimo di secondo”.
HENRI CARTIER-BRESSON
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