anche questo passaggio attraverso il romanzo, la creatività che costruisce un mondo a sè, è finito, e non nel migliore dei modi.
a parte la scomparsa del fulcro, della fiamma, del senso portante del romanzo, il principe Andrej, il discorso si chiude sulla noiosa dimostrazione da parte dell'autore della bontà della sua ipotesi sulla predestinazione delle azioni degli uomini. sembra ossessionato, Tolstoj, dalla necessità di dimostrare la pochezza di Napoleone, di distruggerne il mito, di ridurne la portata storica, di descriverlo come un omuncolo che solo per un caso insondabile dell'esistenza e dell'universo lo ha portato a muovere migliaia di uomini in giro per l'Europa. difficile da credere.
ma soprattutto questa sua volontà ossessiva, ripetuta e ripetitiva, annulla il valore del suo discorso. si sente, sottostante, una forma di ostilità mal celata, un'acredine personale, che lo rende poco obiettivo e poco credibile.
in più, mi tocca leggere di una Nataša ingrassata, spettinata, trascurata, possibilimente in pantofole e vestaglia che rincorre i bambni per casa sempre con un infante attaccato al suo seno. ma che tristezza santo cielo! una figura esile e aggraziata, dedita al canto e alle sue passioni per l'altro, trasformata dal matrimonio in una incubatrice, una donna sfatta, una governante direttiva, una moglie asfissiante e gelosa.
in più, mi tocca leggere di una Nataša ingrassata, spettinata, trascurata, possibilimente in pantofole e vestaglia che rincorre i bambni per casa sempre con un infante attaccato al suo seno. ma che tristezza santo cielo! una figura esile e aggraziata, dedita al canto e alle sue passioni per l'altro, trasformata dal matrimonio in una incubatrice, una donna sfatta, una governante direttiva, una moglie asfissiante e gelosa.
e anche qui il nostro Lev tradisce la sua misoginia, e la sua convinzione - magari fondata?- della morte dell'amore in qualsiasi matrimonio, tema già affrontato in altri più semplici romanzi.
a Nikolaj Rostov mette in bocca, parlando con la moglie Mar'ja, parole di agonia dell'amore, una sorta di epitaffio dell'innamoramento.
«Ah, come sei buffa! Non si ha cara una persona perché è bella, ma è bella perché ci è cara. Solo Malvina e le altre del suo stampo sono amate perché sono belle; ma forse che io amo mia moglie? Non è che l'ami, ma così, non so come dirti. Senza di te, e quando ecco, tra noi c'è qualche malinteso, io mi sento come perduto e non sono più in grado di far nulla. Ma sì, forse amo il mio dito? No, che non lo amo, ma prova a tagliarmelo!»
il legame coniugale è un attaccamento, una dipendenza, un prolungamento fisico, come il dito di una mano.
non lo ami ma non puoi farne a meno.
non lo ami ma non puoi farne a meno.
Nataša si
era sposata al principio della primavera del 1813, e nel 1820 aveva già tre
figlie e un figlio,che aveva molto desiderato e che ora allattava. Si era fatta
florida e piena tanto che era difficile riconoscere in quella
madre robusta l'esile e irrequieta Nataša di un tempo. I lineamenti della
faccia si erano definiti e avevano un'espressione di tranquilla dolcezza e
limpidezza. Sul suo volto non c'era più, come una volta,quella fiamma di
animazione che ardeva senza posa e che costituiva il suo fascino. Sovente ora
si vedevano solo il suo viso e il suo corpo, mentre non si vedeva affatto
l'anima. Si vedeva unicamente una femmina forte, bella e feconda. Il fuoco di un
tempo ormai si accendeva in lei molto di rado. Accadeva solo quando,come in
questo caso, ritornava suo marito, quando un bambino guariva da una malattia o
quando, insieme alla contessa Mar'ja, ricordava il principe Andrej (col marito
non parlava mai di lui, supponendo che fosse geloso della memoria del principe
Andrej), oppure, molto più di rado, quando qualcosa la riportavacasualmente al
canto, che aveva completamente abbandonato dopo il matrimonio. E in quei rari
momenti in cui il fuoco di un tempo si accendeva nel suo bel corpo, ora
perfetto, era anche più affascinante di prima.Dal
matrimonio Nataša era sempre vissuta con il marito a Mosca, a Pietroburgo e nella
campagna nei dintorni di Mosca, o in casa della madre, cioè da Nikolaj. In
società, la giovane contessa Bezuchov sifaceva vedere assai poco e quelli che
l'avevano vista non ne erano entusiasti. Non era né aggraziata né amabile. Non
che Nataša preferisse la solitudine (non sapeva neanche lei se le piacesse o
no, le pareva anzidi no), ma tra le gravidanze, i parti, le poppate, la
partecipazione intensa alla vita del marito, non poteva soddisfare tutte queste
esigenze che rinunciando alla vita di società. Tutti coloro che avevano
conosciuto Nataša prima del matrimonio si stupivano del cambiamento, davvero
straordinario, avvenuto in lei.Soltanto la
vecchia contessa, che con il suo intuito materno aveva sempre saputo che tutti
gli slanci di Nataša erano originati solo dal bisogno di avere una famiglia, di
avere un marito (come lei stessa, non tanto per scherzo quanto in un impeto di
sincerità aveva dichiarato a Otradnoe), solo la madre dunque si stupiva dello
stupore della gente che non capiva Nataša, e ripeteva di aver sempre saputo che
Nataša sarebbe stata una moglie e una madre esemplare.«Il fatto è che lei
spinge all'estremo il suo amore per il marito e per i figli,» diceva la
contessa,«tanto che a questo livello la cosa diventa perfino stupida!» Nataša
non seguiva quell'aurea massima professata dalle persone intelligenti e
particolarmente dai francesi, secondo la quale una ragazza, sposandosi, non deve
lasciarsi andare, non deve trascurare i propri talenti, deve invece aver cura
del proprio aspetto ancora più che da ragazza, deve cercare di affascinare il
marito come lo affascinava quando marito non era ancora. Nataša, invece, aveva
abbandonato di colpo tutte le sue attrattive, fra le quali il canto spiccava in
modo particolare. E lo aveva abbandonato proprio perché era una forte
attrattiva. Nataša non si curava né delle proprie maniere né della delicatezza
dei discorsi, né di mostrarsi a suo marito negli atteggiamenti più favorevoli,
né della toilette, né di infastidire ilmarito con le sue pretese. Sentiva che
quei mezzi di seduzione che l'istinto le aveva insegnato ad usareprima, ora
sarebbero risultati solo ridicoli agli occhi del marito a cui si era data tutta
sin dal primo momento, cioè con tutta l'anima, senza tenere per sé un solo
cantuccio. Sentiva che il legame con lui non si basava su quei sentimenti
poetici che lo avevano attratto verso di lei, ma su qualcosa d'altro, di
nondefinibile, ma forte, come il legame della sua anima con il corpo.Farsi i
boccoli, mettere le robes-randes e cantare romanze per affascinare suo marito
le sarebbeparso altrettanto strano che abbellirsi per piacere a se stessa.
Abbellirsi per piacere agli altri forse leavrebbe anche fatto piacere - non ne
era proprio sicura - ma non ne aveva assolutamente il tempo. La ragione principale
per cui non si dedicava né al canto, né alle toilettes, né si curava di
riflettere su quantodiceva, era che non aveva assolutamente il tempo di occuparsi
di queste cose.È noto che l'uomo ha la capacità di immergersi tutto in un
oggetto, anche in quello che può sembrare il più insignificante. Ed è noto che
non esiste un oggetto così insignificante che non si dilati fino all'infinito
qualora vi si concentri l'attenzione.
L'oggetto
che assorbiva completamente Nataša era la famiglia, ossia il marito, del quale
bisognava occuparsi in modo che appartenesse completamente a lei, alla casa; e
ai figli, che bisognava portare nelventre, partorire, allattare ed educare.
E
quanto più non con l'intelligenza ma con tutto il suo essere penetrava
nell'oggetto che la occupava, tanto più questo oggetto si dilatava e tanto più
deboli e insignificanti le apparivano le sue stesse forze, per cui le
concentrava tutte sempre in quella direzione, e ciò nonostante non riusciva a
fare tutto quello che le pareva necessario.Anche allora, esattamente come oggi,
si discuteva e ragionava sui diritti delle donne, sui rapportifra i coniugi,
sulla loro libertà e sui loro diritti, anche se allora non si chiamavano ancora
questioni; ma erano problemi che non solo non interessavano Nataša, ma le
riuscivano anche incomprensibili.
Anche
allora, come oggi, tali questioni esistevano soltanto per quelle persone che
nel matrimonio vedono unicamente il piacere che i coniugi si danno l'un l'altro
e non tutto il suo significato che sta nellafamiglia. Le discussioni di un
tempo e le odierne questioni, analoghe a quelle sul modo di ricavare il
maggiorpiacere possibile da un pranzo, allora non esistevano, come non esistono
neanche oggi per le persone perle quali lo scopo di un pranzo è nel nutrirsi e
lo scopo del matrimonio è nella famiglia.Se lo scopo del pranzo è il nutrimento
del corpo, chi mangia in una volta sola due pranzi ne avràforse un maggior piacere,
ma non raggiungerà lo scopo, perché lo stomaco non digerisce due pranzi. Se lo
scopo del matrimonio è la famiglia, chi vorrà avere molte mogli o molti mariti,
ne ritrarrà forsemolto piacere, ma in nessun caso riuscirà ad avere una
famiglia.Tutta la questione, se lo scopo del pranzo sia il nutrimento e lo
scopo del matrimonio la famiglia sirisolve solamente col non mangiare più di
quanto lo stomaco possa digerire e non avere più mogli e mariti di quanto è
necessario per una famiglia, ossia una e uno. Nataša aveva bisogno di un
marito. Ora l'aveva. E non solo non vedeva la necessità di un altro, miglior
marito, ma, dato che tutte le sue energie spiritualierano concentrate su questo
marito e sulla famiglia, non poteva nemmeno immaginarsi e non leinteressava
minimamente farlo come sarebbe stato se tutto fosse stato diverso.
Nataša non
amava la compagnia degli estranei in genere, ma tanto più aveva cara la
compagnia dei familiari, della contessa Mar'ja, del fratello, della madre e di
Sonja. Le era cara la compagnia delle personealle quali poteva presentarsi
spettinata e in vestaglia, uscendo a grandi passi con aria felice dalla stanza
deibambini, e mostrare un pannolino con una macchia gialla anziché verde e
ascoltare parole rassicuranti sullasalute del bambino.
Nataša si
era lasciata andare a tal punto che i suoi vestiti, le sue acconciature, le sue
parole dette acasaccio, la sua gelosia - era gelosa di Sonja, della governante,
di ogni donna, bella o brutta che fosse -erano continuamente oggetto di scherzi
da parte dei familiari. Era opinione generale che Pierre fosse completamente
succube della moglie, ed effettivamente era così. Fin dai primi giorni di
matrimonio Nataša aveva avanzato le sue pretese. Pierre era rimasto molto
sorpreso da questo modo di vedere della moglie,che gli riusciva assolutamente
nuovo, secondo il quale ogni istante della sua vita apparteneva a lei e
allafamiglia; si era stupito delle pretese della moglie, ma ne era rimasto lusingato
e vi si adeguava.La sottomissione di Pierre arrivava al punto che non osava non
tanto corteggiare, ma neancheparlare sorridendo con altre donne, non osava
frequentare i club, andare a dei pranzi, neppure così
, perpassare
il tempo, non osava spendere denaro per sé, non osava assentarsi da casa per
lungo tempo, tranne che per affari, tra i quali sua moglie includeva anche i
suoi studi scientifici, di cui non capiva nulla purattribuendovi grande
importanza. In cambio Pierre aveva il pieno diritto di disporre a suo
piacimento in casa sua non solo di se stesso, ma dell'intera famiglia. In casa
Nataša era agli ordini del marito, e tutti incasa camminavano in punta di piedi
quando Pierre era occupato, leggeva o scriveva nel suo studio. Glibastava
manifestare una qualsiasi preferenza per vederla subito realizzata. Gli bastava
esprimere un desiderio perché Nataša balzasse in piedi e corresse subito a
esaudirlo.
L'intera
casa era al suo servizio, al servizio cioè dei suoi desideri che Nataša si
ingegnava adindovinare. Il modo di vivere, la residenza, le conoscenze, le
relazioni, le occupazioni di Nataša, l'educazione dei figli,
tutto assecondava la volontà espressa da Pierre, non solo, ma Nataša si
sforzava di intuire che cosa si poteva dedurre dalle idee enunciate da Pierre
mentre conversava. Ed indovinava con sicurezza ciò cheformava la sostanza dei
desideri di Pierre e una volta indovinatala, vi si atteneva con fermezza
edefinitivamente. Quando accadeva che lo stesso Pierre esprimesse l'intenzione
di cambiare un propriodesiderio, lottava contro di lui con le sue stesse
armi.Così, in un periodo penoso, che rimase per sempre impresso nella loro
memoria, dopo la nascita del primo figlio, molto debole di costituzione, quando
avevano dovuto cambiare tre balie e Nataša si era ammalata dalla disperazione,
Pierre le aveva illustrato un giorno le idee di Rousseau, che lui
condividevacompletamente, a proposito dell'innaturalezza e della nocività delle
balie. Quando nacque il secondo figlio,nonostante l'opposizione della madre,
dei medici e dello stesso Pierre, che erano insorti contro il fatto
cheallattasse, cosa che allora era ritenuta inaudita e nociva, aveva insistito
nel suo proponimento e da alloraaveva allattato tutti i suoi bambini.Molto
spesso, nei momenti di irritazione, accadeva che marito e moglie litigassero,
ma moltotempo dopo la lite, con sua gioia e meraviglia Pierre scopriva non solo
nelle parole ma anche nelle azionidella moglie quella stessa sua idea contro la
quale essa si era schierata. E non solo trovava quella stessa idea, ma la
trovava emendata di quanto c'era in essa di superfluo e di esagerato, provocato
dall'eccitazionee dalla lite.Dopo sette anni di matrimonio Pierre aveva la
lieta e ferma consapevolezza di non essere un uomocattivo; lo sentiva perché si
vedeva riflesso in sua moglie. In se stesso sentiva tutto il buono e tutto il
cattivomescolati insieme che si offuscavano a vicenda. Ma in sua moglie si
rifletteva solo ciò che vi era in lui diautenticamente buono; tutto ciò che non
era completamente buono veniva cancellato. E questaoperazione avveniva non per
una via logica, ma tramite un misterioso e immediato processo di riflessione.
Nessun commento:
Posta un commento