le aspettative erano altissime. e, come insegna la vita, questo è un male.
ma non so arrivare "vuota" a un evento. sono quasi sempre già "piena" di me.
lo ribadisco: male.
quindi cosa succede, che ho visto un film che avrei potuto giudicare buono con dei limiti e che invece mi delude.
mi aspettavo delle aperture, aperture alle mie incessanti -opprimenti?- domande dell'ultimo mese sulla morte e una sua ipotetica accettazione in vita. il film non apre le mie domande, al limite le colora di immagini. seppure molto potenti.
"si può vivere seguendo la via della natura o la via della grazia". l'inizio mi è piaciuto un mondo. bene, mi sono detta, iniziamo bene. la parola "grazia" è una parola per me vicina all'ideale. vivere uno stato di grazia, vivere nella grazia, vivere un'amore in stato di grazia, essere in grazia di dio. parola meravigliosa, a me rende il senso esatto di come vorrei poter stare al mondo, in una condizione ispirata e conciliante. il film di malick si apre così, contrapponendo allo stato di natura, irruente, possente, implacabile, forte e inarrestabile, lo stato di grazia, buono, benefico, mite, benevolente, aperto e disposto al perdono.
in questo film la natura non manca di essere rappresentata: per parlare dell'origine misteriosa della vita, e forse anche della sua ineluttabile fine?, delle radici profondissime e potenti dell'albero della vita, malick mi ha mostrato la natura. ma questo ha solo un potere suggestivo, non convincente.
poi la narrazione si sviluppa attorno a una famiglia media del Midwest, lui lei e tre figli, casa lavoro scuola educazione vita di coppia vita di provincia americana anni '50. ci giungerà notizia che uno dei tre figli muore ma non sapremo mai quale.
chi racconta è il figlio maggiore, ormai adulto, proiettato nei grattacieli moderni di una futuribile città di successo mondiale, ma profondamente ancorato e non affrancato dalle sue figure genitoriali, cosi fieramente contrapposte, e dall'amore per il fratello perduto. a tratti la voce narrante ci porta in una condizione metafisica, a tratti ci ancora pesantemente a una realtà in cui al padre rigido autoritario prepotente e temuto -la via della natura?- si contrappone una madre dolcissima accogliente morbida e salvifica -la via della grazia?-. "Padre, madre, voi siete in lotta dentro di me, e sempre lo sarete." il film si conclude con l'entrata in una terza dimensione, su una spiaggia lambita dal mare popolata di tutta la gente della nostra vita, della loro vita, della propria vita, forse un'immagine di conciliazione con la perdita, la mancanza, il non senso.
inquadrature, immagini, alcune cosmiche e bellissime, altre toccanti e mute, ma slegate, solo sostenute da una voce conturbante che ha un potere ipnotizzante, rinforzata da una musica di sapore ancestrale, ma che non affonda. ricordo strazio struggimento conflitto interiore. modernità attuale e radici antiche. acciaio e terra. torri di cemento e radici. figli e genitori. genealogia.
ma la frattura del film, la mancanza di omogeneità tra le visioni immaginifiche sostentate dalla fede e quelle realistiche di una vita frammentata dal dolore, è la stessa frattura che non da risposte alle mie domande. è una parabola biblica che non restituisce un senso se non forse a chi ha questo tipo di speranza.
niente che possa avermi concesso, fino in fondo, la grazia di capire, di riflettere, di pensare, di cercare.
ho guardato e ascoltato, e in qualche modo ne sono grata, ma io ancora non so, ancora non riesco a sapere.
sabato 3 settembre 2011
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9 commenti:
ciao bellissima, hai ragione, la parola grazia è meravigliosa
frazie Fabrax, meno male che ci sei, mi sostieni un po'. con grazia.
la vita e' insensata!
se avessi la possibilità di poter esaudire un desiderio, non chiederei ne tanti soldi ne eterna bellezza, vorrei avere la capacita di "credere" in un entità superiore ed in una vita migliore dopo la morte. credo che non esista " grazia " migliore per se stessi che avere una qualche fede, purtroppo ne sono sprovvista.grazie per la recensione di questo film, che pero' non andrò a vedere,
non ho più voglia di cercare risposte fuori da me, e' il momento della sedimentazione.un sorriso ed una carezza Rossa :)
ciao tesoro, visto che Brassai lo hai apprezzato su terraevenere, ho pensato di riproporlo sul blog sbagliato, ovviamente con foto diverse
ma che bello questo commento che hai scritto. è un post. dovrei fare lo stesso, non cercare risposte e lasciar sedimentare, ma attualmente tutto quel che si posa fa male.
grazie per la carezza, devo far tenerezza. una anche a te.
vado a vedere Fabrax, grazie del pensiero. sono belli questi scambi.
la tenerezza, semmai fosse questo il mio sentimento, sembra quasi da te interpretato tipo "pietas".invece la mia carezza nasceva dall' empatia che provo nei tuoi confronti, quasi come ad una sorella, ma se questo ti infastidisce ti abbraccio direttamente;).
Il problema Rossa e' che non siamo più abituate/i alla tenerezza, oggi ci nascondiamo tutti dietro maschere costruite di arroganza ed aggressività , perché si e' più cool...essere ed avere ancora voglia di tenerezza invece e' non aver ancora perso il senso della vita. uffa' qui faccio sempre commenti lunghi e pallosi...se non vorrai più sentirli ti autorizzo a sbattermi fuori!
guarda che la tenerezza la intendevo come una manna, una sciccheria, quasi quanto la grazia. la carezza me la sono presa come un regalo...
ne sono felice :))
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