ma si, Merini celebrata celebrante celebrativa, poetessa del secolo (XIX), anima di Milano, icona della follia poetica piegata dall'elettroshock.
il mio avvicinamento è stato graduale, ero molto diffidente all'inizio e non posso dire di essere, nemmeno ora, affascinata.
mantengo un rigoroso e adeguato distacco, la distanza giusta per guardare, e prendere, ciò che mi piace e mettere in un angolo, e tralasciare, ciò che non mi garba.
alcune poesie mi piacciono, altre non le gradisco.
la follia me la rende familiare, confidente, ma lei è dalla parte della sofferenza, io di quella che la sofferenza la coglie ma poi solo la cura, o meglio, se ne prende cura -è diverso. è molto diverso, non ci sono dubbi.
i bipolari sono i malati che conosco meglio, la mia maggiore esperienza, li annuso velocemente, li so prendere, li so avvicinare, talvolta aiutare, li so aprrezzare e anche tollerare quando perniciosi invadenti aggressivi, a volte li anticipo, a volte li prevengo e li sottraggo a oscillazioni mortifere.
ma loro sono i pazienti e io il medico.
leggere la Merini mi mette in contatto con un mondo che conosco ma forse, allo stesso tempo, me ne allontana. leggere la Merini mi coinvolge e poi mi raffredda. mi piace e poi mi da fastidio.
forse mi mette dentro qualcosa che, da una parte non ho mai vissuto in prima persona, dall'altra devo saper guardare da fuori. una cosa è vedere un letto manicomiale e sapere che storia ci racconta e una cosa è esserci stato dentro, magari contenuto, sedato e sanguinante dolore.
una cosa è essere un folle e un'altra "un agente della divina follia".
sono ambivalente. anche questo è un rapporto, una relazione con qualcosa o qualcuno.
Le più belle poesie
Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le mani aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da agenti
della divina follia.
Così, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all'umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d'oro
e l'albero della conoscenza
Dio non è mai disceso nè ti ha mai maledetto.
Ma tu sì, maledici
ora per ora il tuo canto perchè
sei sceso nel limbo,
dove aspiri l'assenzio
di una sopravvivenza negata.
(da "Vuoto d'amore")
le immagini le ho prese con il cellulare alla mostra sulla Merini che si è tenuta a Milano a febbraio.
"Vedessi il dito del mio cuore che ti indica strade sconosciute" mi si è disegnato davanti, una parola dopo l'altra, sul pavimento davanti agli occhi.
è stata una bella sensazione camminare in uno spazio in cui la poesia si materializza intorno.
La terra santa
Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch'io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c'era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.
Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso le messe,
le messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.
Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E, dopo, quando amavamo,
ci facevano gli elettrochoc
perchè, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
Ma un giorno da dentro l'avello
anch'io mi sono ridestata
e anch'io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all'inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.
ho rivisto la Merini manicomiale ascetica viva e morta a bagno nella follia e ho scoperto quella delle osterie e del navigli di milano.
Le osterie
A me piacciono gli anfratti bui
delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell’eccesso del canto,
a me piacciono le cose bestemmiate e leggere,
e i calici di vino profondi,
dove la mente esulta,
livello di magico pensiero.
Troppo sciocco è piangere sopra un amore perduto
malvissuto e scostante,
meglio l’acre vapore del vino
indenne,
meglio l’ubriacatura del genio,
meglio sì meglio
l’indagine sorda delle scorrevolezze di vite;
io amo le osterie
che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco,
e poi nelle osterie
ci sta il nome di Charles
scritto a caratteri d’oro.
c'è anche una Merini sensuale e sessuale, languida e sentimentale. quanto disagio nella mente ingessata di un uomo nel pensare a una donna grassa e brutta che invoca il gioco erotico e seduce con lo sguardo e la mollezza del suo seno -quanti commenti ho sentito alla mostra e nel mondo fuori- eppure bisognerà rassegnarsi, l'erotismo non nasce dalla bellezza ma dalla potenza espressiva di ognuno di noi. e temo la Merini ne possedesse, con esultanza.
Ci fu spazio nella mia Carne per Te
Ci fu spazio nella mia carne per te,
per te solamente
che volevi l'amplesso dei miei giorni;
un lungo peregrinare segreto
d'amore in amore
di tempio in tempio.
Una rosa mi tremava
sul ciglio delle dita
come se fosse carta di un veliero
e finalmente mi rompesti
le acque squisite della vita.
Il suo sperma
Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica
esultanza
guardando i suoi occhi neri
che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana
e mai fu più feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora
i baci e le speranze
e non credevamo più in Dio
perché eravamo felici.