così lo definisce un giornalista del Corriere della Sera, in un articolo di sabato scorso, il luogo di raccolta delle creature che, al posto di andare al nido quella mattina, rimangono in auto e finiscono così la loro esistenza.
sarà che sono stanca e provata dall'intensità lavorativa della mia nuova vita, darà che sono oppressa da molti pensieri, sarà che sono soffocata dalle incombenze, sarà che sono irritabile e mi altero facilmente, ma le opinioni a latere di Giovanni Battista Cassano sulla questione delle dimenticanze mi hanno lasciata stremata e con l'idea che non ci sia speranza.
l'illustre psichiatra, qualcuno dice il più grande in italia, afferma che dimenticare il proprio figlio in macchina può capitare a chiunque. "il nostro cervello attraversa fasi di amnesie che possono coinvolgere persone e oggetti importantissimi. il portafoglio, i gioielli, lo stipendio, anche un figlio che dorme sul seggiolino". "la nostra memoria ha limiti enormi e funziona a fasi alterne. per alcuni periodi siamo perfettamente consapevoli di ogni azione compiuta, in altri cancelliamo i ricordi, qualsiasi peso essi abbiano". e ancora: "il cervello ha migliaia di funzioni che in certi momenti possono essere sottotono o bloccarsi completamente. è un organo conformato in questo modo proprio per adattarsi elle esigenze dell'uomo". aggiunge che è più facile dimenticare ciò che non rientra nella routine - e quindi se non siamo abituati a portare il figlio al nido è più facile che il black out si verifichi-se poi faccio uso di psicofarmaci o alcool o droghe o se sono stressato e depresso sono più predisposto a lacune transitorie.
ecco qua, il più celebre e celebrato psichiatra italiano ha dato la sua assoluzione: capita, il cervello è una macchina imperfetta, a chiunque può succedere.
sembra straordinario a me, che sono l'ultima degli psichiatri italiani, la più ignorante e insicura, la meno eccellente e più miserevole - e deve proprio essere per questo che sto per scrivere quello che scriverò- che il più quotato professore in tema di psichiatria possa avere una posizione così antistorica.
per cassano l'inconscio non esiste. tutto si spiega sulla base del suo psichismo e scientismo che si è fermato all'età della pietra, sicuramente prima della nascita di Freud, per cui un padre, o una madre, che si dimentica il proprio figlio in macchina rientra in una normale casistica di interruzione neuronale di fissazione glutammatergica della memoria, con un portafoglio alla pari di un figlio.
alla faccia dico io. alla faccia di tanti anni di lavoro studio indagine conoscenza e rappresentazione onirica che ci hanno dimostrato che sotto quell'io cosciente che agisce c'è un meccanismo che governa tutto di noi, dalla nascita alla morte, che si chiama inconscio.
si potrebbe dire piuttosto che di dimenticarsi del proprio figlio succede, e molto più di quanto noi si possa leggere sui giornali attanagliati e morbosamente attratti dall'idea della morte per edema polmonare di un bambino di 12 mesi, succede a molti genitori che poi però non finiscono sui giornali perchè l'estate dura solo pochi mesi all'anno. succederà d'inverno con conseguenze molto meno definitive, succederà alle fermate degli autobus, all'uscita da scuola, alla feste degli amici, nei negozi di frutta e verdura. succede e non accade la tragedia ma semplicemente succede.
succede di dimenticare il proprio figlio. succede anche in forme molto meno conformate e strutturate come una vera dimenticanza, succede di avere accanto figli che si dimenticano tutta la vita e dico tutta la vita. non muoiono in coma a 30 gradi, ma muoiono dentro di qualcosa d'altro per tutta la dolorosa durata della loro misera esistenza.
quello che accade, e che non succede a tutti, ma succede anche molto spesso, non è legato a un circuito neuronale deficitario con una spiegazione degna di uno scolaretto delle elementari, ma alla storia, al legame, alla relazione tra quel padre, o quella madre, e quel bambino. in modo specifico e indelebile. a quel genitore con quel figlio, e con quel coniuge che gli sta accanto tutti i giorni, oppure non gli sta accanto più, in relazione ai suoi stessi genitori e alle pulsioni desideri frustrazioni dolori che condizionano la sua vita ogni giorno.
quel bambino dimenticato è legato non alla storia di tutti e di chiunque, ma in modo singolare e univoco al proprio genitore che lo dimentica in un atto che ha a che vedere con qualcosa che non si spiega come la luce che salta checcazzo proprio adesso che c'era la scena più bella del film ma con qualcosa di inconsapevole e potentissimo che condiziona ogni nostro gesto e ogni nostra scelta, tutti i santissimi giorni della nostra vita. quel bambino è stato dimenticato da quel genitore perchè in quel momento, che è apparentemente un istante ma è invece eterno nel mondo senza tempo della psiche, nella vita di quel genitore, per motivi che sono inscritti indelebilmente dentro di lui e solo lui può conoscere, non c'era posto, un posto, per quel bambino, quel figlio.
ma devo essere una cogliona io a pensarla così, una povera ignorante psichiatra del cazzo mal pagata e senza prospettive se il più grande psichiatra italiano si è dimenticato -oibò pure lui- di questo piccolo particolare nella sua autorevole intervista sul corriere della sera di milano. che sia uno scherzo del suo inconscio??
che dio mi perdoni.