Nel corpo, dove tutto ha un prezzo,
ero un accattone. In ginocchio,
guardavo, dal buco della chiave, non
l'uomo sotto la doccia, ma la pioggia
che lo trafiggeva: corde di chitarra che si sfilacciavano
sulle spalle rigonfie.
Cantava, ed è per questo
che ricordo. Quella voce-
mi ha riempito fin nel profondo
come fosse uno scheletro. Perfino il mio nome
inginocchiato dentro di me, che implora
di essere risparmiato.
Cantava. Non ricordo altro.
Perché nel corpo, dove tutto ha un prezzo,
ero vivo. Non sapevo
che esisteva una ragione migliore.
Che proprio quel mattino mio padre si sarebbe fermato
-oscuro puledro immobile nel diluvio-
& avrebbe ascoltato il mio respiro strozzato
dietro la porta. Non avevo idea che il prezzo
dell'entrare dentro una canzone - fosse smarrire
la via del ritorno.
così sono entrato. Così ho perso.
Ho perso tutto a occhi
sbarrati.
Ocean Vuong
«Tutti gli outsider vivono su una soglia: un luogo precario che a volte fa paura ma mantiene curiosi. Ho imparato a mie spese i danni di questo bisogno di identità uniche e confini certi. Il mito del melting pot, come qualcosa che appiana le differenze in una comunità omogenea, è pericoloso. La letteratura deve fare resistenza a queste semplificazioni, conservare le incertezze. Tutti possiamo scrivere come fossimo stranieri nella nostra lingua: significa produrre uno scarto, non scrivere quello che la cultura dominante si aspetta, ma mantenere uno spazio aperto per la nostra solitudine, lo spaesamento, le nostre gioie strane, le esperienze minoritarie. Quando facciamo qualcosa di davvero creativo siamo tutti degli outsider».
2 commenti:
ma che bellezza.. grazie Rouge in quest'estate che volge al termine.
volge al termine?? che dici?? no ti prego...almeno ancora un mese e mezzo di grazia estiva...
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