DI DAVIDE CARNEVALI
regia Claudio Autelli
con Alice Conti, Michele Di Giacomo, Giacomo Ferraù e Giulia Viana
produzione LAB121 testo vincitore del 52° Premio Riccione per il Teatro – in coproduzione con Riccione Teatro con il sostegno di Next/laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo in collaborazione con Teatro San Teodoro Cantù
Davide Carnevali, autore teatrale tra i più apprezzati, specialmente all’estero, con “Ritratto di donna araba che guarda il mare” vince nel 2013 il Premio Riccione per il Teatro.
Quello di Carnevali è un testo fortemente allegorico.
L’uomo europeo e la donna araba portano con loro i valori di culture differenti, di popoli per sensibilità lontani tra loro, ma accomunati dal fatto di affacciarsi sul mediterraneo.
Culla dell’europa e allo stesso tempo campo di conquista: militare, politica ed economica da parte dell’occidente.
Un europeo, un turista, in una città senza nome del Nord Africa incontra una giovane donna una sera al tramonto davanti al mare. Questa fotografia o meglio questo disegno, tratteggiato in fretta, è il principio della storia. Dieci frammenti, dieci istantanee che, nella loro sospensione, ricordano certe visioni del pittore Edward Hopper.
Attraverso il susseguirsi degli incontri di queste due figure tra le strade della vecchia città, permane la sensazione di una sospensione del tempo. Esso è scandito non dall’orologio ma dai movimenti della parola. Una parola sempre sfuggente, precaria, ambigua che tenta di farsi ponte tra culture tra loro lontane. Si procede per associazioni, contrasti e come un puzzle, pezzo dopo pezzo si intravede il disegno finale.
Per l’autore, la parola teatrale non soggiace all’interpretazione quotidiana. La parola contiene diverse possibilità, diverse interpretazioni.
Lo spazio crea un alfabeto originale dove far risuonare in tutta la sua ambiguità la storia tra l’uomo e la donna, tra l’uomo e la gente della città vecchia. Esiste un quinto personaggio che contiene tutti gli altri: la città.
Essa è la piattaforma sulla quale costruire il loro gioco, dentro la quale, l’europeo intraprenderà un viaggio che lo costringerà a ingaggiare un corpo a corpo con la propria coscienza.
Claudio Autelliquel che ho da confessare è che io di solito, questi spettacoli li disdegno.
non posso esimermi da dirlo.
testi nuovi, non classici, non autorali, non fanno per me.
pernacchia.
buuu.
ma
quest'anno mi sono buttata un po' di più, mi sono spinta nelle acque infide dell'Elfo Puccini e, figurati un po', perfino in quelle del Franco Parenti, ieri sera.
e, devo dire, proprio al Parenti, ho visto due spettacoli eccellenti.
in aprile, Tante facce nella memoria, denso e intelligente,
e, ieri sera, Ritratto di donna araba che guarda il mare.
un gioiello.
un testo davvero notevole, un uso della parola straordinario, un'invenzione scenica geniale.
uno spettacolo piccolo, dai piccoli mezzi, un grande risultato.
una video camera si sposta su un plastico che riproduce una città araba assolata sul mare, vicoli, case bianche, litorali, piazze e interni.
a ogni scena la video camera si sposta facendo una panoramica sulla città e si ferma su un dettaglio, il luogo della scena. proietta su uno schermo grande dietro agli attori seduti, fa da sfondo, individua il campo d'azione.
gli attori sono vestiti in modo borghese, solo lei porta un velo sui capelli.
parlano, non c'è scenografia, ci sono solo le parole, la frasi, i dialoghi.
e le parole sono tutto.
le stesse parole, .le stesse frasi sono dette dai diversi personaggi in diversi momenti, o dallo stesso personaggio in scene diverse.
e le parole cambiano.
il messaggio cambia.
la parola è significante e poi significato nel corpo di ognuno.
uomo e donna non si capiscono, cultura occidentale e araba non combaciano, uomo giovane e uomo d'affari non si comprendono, il bambino parla la lingua della verità ma rimane solo, inascoltato.
rimane l'angoscia di una incomprensione che diventa perdita.
il mondo maschile dei gesti e delle prove di fatto, il mondo femminile dell'assoluto e delle richieste d'amore.
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