ieri ho letto sul Corriere della Sera un'intervista a Francesco De Gregori che raccontava, tra le altre cose, di Rimmel, uno dei dischi che più ho ascoltato nella mia adolescenza e che conosco a memoria, tutto.
raccontava delle storie che hanno motivato le canzoni ed è un'operazione che non ha aggiunto niente a quel che già sapevo, cioè nulla.
so le canzoni e non le dimenticherò mai.
leggere l'articolo ha messo in moto in me qualcosa, una nostalgia vertiginosa, uno scivolamento in un buco nero.
mi sono riascoltata Pezzi di vetro e mi sono messa a piangere.
questo è tutto quello che so.
...Chi è «l?uomo che cammina sui pezzi di vetro»?
«Passeggiavo con la mia
fidanzata di allora in piazza Navona. Tra i tanti artisti di strada
c?era uno che mangiava il fuoco e camminava sui cocci di bottiglia a
piedi nudi. Ad un certo punto la mia ragazza disse: Però, che bel
ragazzo che è quello?. Finisce qua la storia, fu semplicemente un
momento di leggera toccatina di gelosia. Da lì nacque l'incipit di una
canzone autobiografica».
Si sa che «Il signor Hood» è dedicata a Marco
Pannella.
«Sì, ma con autonomia. Ho molto amato Pannella per certe cose. È
integro, nobile, ma di lui non condivido tutto. E anche allora la
pensavo così».
«Pablo» racconta la morte di un emigrante.
«Ma è una storia
immaginata. L?invenzione della canzone era di mettere una di fronte
all?altra due persone spaesate, una italiana e una spagnola che stanno
in Svizzera e che si confrontano sul benessere economico raggiunto, ma
pure sul senso di precarietà, sul rischio della vita, come poi succede
allo spagnolo che cade per caso, che si suppone precipiti da una
impalcatura».
Dicono che «Buonanotte fiorellino» l'abbia scritta per
ricordare una fidanzata morta in un incidente.
«Vorrei trovare un giorno
colui che ha originato questa storia e da dove nasce l'equivoco. È un
omaggio a Dylan, perché io sono dylaniano e dilaniato».
E «Quattro
cani»?
«Nessun riferimento né a Patty Pravo né ad altre persone. Sono
solo quattro cani, che se li incontri per strada realmente si nota che
hanno caratteri diversi: cì'è quello che annusa, quello che scappa,
quello intimidito, e magari c?è la cagna che fa il capobranco. Adoro i
cani e il brano esprime il mio
amore per gli animali. Punto».
«Piano
bar»...
«Non è dedicata a Venditti. Al bar di un albergo c'era uno che
suonava il piano e mi misi a pensare: lui suona il pianoforte meglio di
me; a lui lo pagano, a me ancora no; però io canto quello che mi va, lui
magari fa le canzoni che non gli va di suonare... Tutto qui».
Per
«Piccola mela» non c'è mai stata nessuna interpretazione fantasiosa.
«Il
testo è di una canzone popolare sarda, la musica è mia. Feci un innesto.
Mi affascinava questa operazione e dissi: adesso rubo. Io ho sempre
rubato da tutti, non solo da Dylan. Picasso diceva: bisogna rubare, non
imitare».
Resta «Rimmel», storia di un amore finito: chi è quello mollato
tra i due?
«Bisogna mettersi nei panni di uno che aveva 23-24 anni. La
vita sentimentale di un ragazzo a quell?età è quanto mai gioiosa, piena
di domande e risposte. Adesso chiedersi chi ha lasciato chi è difficile.
Posso dire diplomaticamente che non ha importanza. Ma in quella canzone
non c?è una sola figura femminile. Può essere difficile da credere, ma è
un insieme di situazioni, di storie, di sentimenti, di
smarrimenti».
Corriere della sera, Elia Pasquale, 6/3/15.
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