Piaceri notturni
Anche noi ci fermiamo a sentire la notte
nell’istante che il vento è piú nudo: le vie
sono fredde di vento, ogni odore è caduto;
le narici si levano verso le luci oscillanti.
Abbiam tutti una casa che attende nel buio
che torniamo: una donna ci attende nel buio
stesa al sonno: la camera è calda di odori.
Non sa nulla del vento la donna che dorme
e respira; il tepore del corpo di lei
è lo stesso del sangue che mormora in noi.
Questo vento ci lava, che giunge dal fondo
delle vie spalancate nel buio; le luci
oscillanti e le nostre narici contratte
si dibattono nude. Ogni odore è un ricordo.
Da lontano nel buio sbucò questo vento
che s’abbatte in città: giú per prati e colline,
dove pure c’è un’erba che il sole ha scaldato
e una terra annerita di umori. Il ricordo
nostro è un aspro sentore, la poca dolcezza
della terra sventrata che esala all’inverno
il respiro del fondo. Si è spento ogni odore
lungo il buio, e in città non ci giunge che il vento.
Torneremo stanotte alla donna che dorme,
con le dita gelate a cercare il suo corpo,
e un calore ci scuoterà il sangue, un calore di terra
annerita di umori: un respiro di vita.
Anche lei si è scaldata nel sole e ora scopre
nella sua nudità la sua vita piú dolce,
che nel giorno scompare, e ha sapore di terra.
Cesare Pavese, 1933
Lavorare Stanca
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2 commenti:
Pavese è inconfondibile.
Non conoscevo questa particolare poesia, il ritmo, le parole e l'atmosfera richiamano immediatamente la sua poetica, la sua musicalità aspra.
Grazie per la condivisione !
Un saluto e complimenti per il blog, che seguo con interesse.
Marco
sento sempre odore di terra e di sangue, con Pavese.
grazie per il tuo interessamento...
Rossa
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