è recentissima la scoperta di quanto mi piaccia Jaspers.
in fondo sono di un'ignoranza senza fine. più vado dentro, meno so, e più mi sembra di non andare avanti.
ero a un convegno sabato mattina -come faccio a spiegare la fatica che ho fatto a tirarmi su o giù dal letto? quale linguaggio mi farebbe da supporto nel rendere l'idea?- e lì ho capito in modo inequivocabile che la definizione del mio analista che mi dice affetta da angoscia di posizione, è veramente azzeccata. nel pomeriggio di venerdì ero a un convegno puramente psichiatrico, farmaco cinetica long-acting psicosi efficacia effetti collaterali, e ho pensato di morire dalla noia ripetendomi di continuo: cosa ci faccio qui? la mattina dopo mi trovavo invece nel solito buon consesso psicoanalitico lacaniano e non mi annoiavo per niente, cercavo disperatamente di cogliere IL SENSO di tutto, ovvero il senso di me?, ma alla fine mi facevo la stessa domanda: cosa ci faccio qui?
non sono una cosa né l'altra. non sono. non so mai dove stare, cosa fare, che nome darmi.
mi sono messa nei casini decenni fa. ho studiato farmacologia clinica per poi fare la psichiatra e ora studiare da psicoterapeuta. un viaggio psichedelico, non una cosa sana e normale. nella maggior parte dei casi mi sembra solo di essere una persona di buon senso, obiettivo per il cui conseguimento non serve studiare proprio niente e nemmeno sbattersi giù da un letto alle sette di sabato mattina dopo un massacro lavorativo di 5 giorni 5.
per cercare di tirarmi su leggo e ascolto di tutto, anche un tipo veramente in gamba, certo Federico Leoni, che mi ha parlato di Jaspers con quella meravigliosa capacità che possiedono in pochissimi di cogliere l'interesse dell'altro, di farlo germogliare con l'acqua fertile della passione e della padronanza dialettica. Jaspers è stato uno psichiatra e filosofo tedesco della prima metà del novecento (è morto a Basilea nel 1969), contemporaneo (ma certamente più giovane) e non proprio in rapporti di reciproca simpatia con Freud.
il fascino per me sta proprio in questo, in una figura antitetica a quella freudiana, spinta da una ricerca che nega la psicoanalisi, ma sostenuta da un pensiero originale, etico, profondo.
in fondo Jaspers e Freud, pur perseguendo due pensieri diversi, due ideologie, due concezioni del mondo psichico differenti, hanno tracciato la via dell'innovazione contro la psichiatria riduzionista conservatrice impersonale e inumana di quei tempi. per entrambi, che si tratti di psicologia o di psichiatria, di rapporto con il sociale o posto nel mondo, il centro, il nodo è il soggetto. potrebbe sembrare scontato ma a quei tempi non lo era affatto. fu Jaspers a interessarsi della biografia del paziente, a ricostruirne la storia, i movimenti, gli incontri nel tentativo, sempre, di ricomporre un senso, il senso di una vita e della sua evoluzione nella follia. la follia, il malessere psichico, non è una devianza disumana, non è una perdita di dignità, uno spostamento nell'asse dell'esistenza, un malfunzionamento di una macchina, ma ha sempre qualcosa da dire. Il sintomo è un simbolo e comprenderlo significa rintracciare invece i nessi interni che conducono da un significato all’altro, riannodare la trama di quella storia.
la parola d'ordine di Jaspers e della sua psichiatria fenomenologica era vita. o forse, meglio ancora, esistenza.
nella ricerca fenomenologica di Jaspers l'esistenza al mondo di quel soggetto permetteva di capire, con uno sforzo di comprensione totale, in nucleo, il nodo, il movimento che avrebbe portato a interpretare il gesto l'atto il pensiero folle di quell'uomo o di quella donna. è una ricerca interessante che esclude l'inconscio, quel mondo che parla a nostra insaputa, che agisce senza che noi lo sappiamo. è una visione dell'uomo nel mondo, una visione in cui grazie all'osservazione del modo di vivere il tempo, lo spazio, il corpo di quel soggetto se ne può comprendere il movimento psichico, lo sviluppo dell'esperienza. Jaspers diceva, con grandissima saggezza, che si può sapere tutto della schizofrenia ma non aver capito nulla di questo schizofrenico. essere clinico non significa amministrare un sapere acquisito, significa ogni volta capire da capo, ogni volta ricostruire i sintomi, ogni volta ricomporre e intuire per quel paziente il filo conduttore di un'esistenza. lo psichiatra si trova quindi sempre più a confrontarsi con l’individuo
nella sua totalità e nella sua irripetibile singolarità: a partire da
una descrizione clinica del contenuto psichiatrico si muove verso una
più attenta analisi che ha per oggetto lo studio sistematico delle
esperienze vissute dall’individuo all’interno della propria persona. lo
psichiatra rivolge il proprio interesse su che cosa gli uomini provano,
vivono e soprattutto come lo vivono, cioè i ‘modi’ con i quali il dato
di coscienza si manifesta, si articola e si sussegue ad altri, volgendo
lo sguardo al di là del semplice aspetto descrittivo e nosografico,
anche se comunque privo di ogni aspetto interpretativo. la
psicopatologia di Jaspers si pone come il contrario di un sapere
interpretativo e non riconduce la conoscenza dell’esperienza psichica a
una forza altra e inversa, che soggiace a qualche potere interno e
inconscio della persona.
la posta in gioco in quegli anni era molto alta, si trattava di poter ammettere che l'inconoscibile alla fine residua in tutti noi, come volevano Freud e poi Lacan e molti altri dopo di loro, e come forse lo stesso Jaspers alla fine dei suoi studi ammise egli stesso, o se tutto fosse spiegabile, comprensibile, interpretabile. tutto è spiegabile con un linguaggio comune, che annulla differenze e stigma, o c'è qualcosa in noi di non interpretabile nel linguaggio comune, che resiste alla tentazione capitalistica del voler comprendere tutto?
sono state pubblicate in queste settimane le notizie di queste due donne che lavoravano, negli Stati Uniti, come baby sitter e che hanno ucciso i bambini a loro affidati. quando Jaspers cominciò la sua carriera nella clinica di Heidelberg, si imbattè in casi del tutto sovrapponibili che egli definì i "delitti della nostalgia." si trattava di donne che provenivano da contesti sociali molto diversi rispetto alla famiglie borghesi e benestanti per le quali lavoravano in città, provenivano dalla campagna dove spesso avevano abbandonato un figlio per trovare un lavoro che permettesse loro di sostentarsi. si trattava di donne che allevavano figli di altre famiglie lontani dai propri, che vivevano con conflitto lacerante la separazione dai propri figli dopo averli messi al mondo, costrette all'allontanamento per poterli nutrire. ma non del loro amor nè della loro presenza. non so se i delitti recenti siano riconducibili a queste vicende, non ne conosco la biografia, ma credo che Jaspers le avrebbe studiate, comprese, in termini fenomenologici e forse le avrebbe definite allo stesso modo.
«il campo della psicopatologia si estende a tutto lo psichico che possa essere colto in concetti di valore immutabile e comunicabile. L’oggetto della psicopatologia è l’accadere psichico reale e cosciente» (Psicopatologia generale, 1913).
4 commenti:
Concludo la mia giornata leggendo il tuo post, e questo ne completa il senso, giustificando senza se e ma, le ora fin qui passate.
Dalle mie parti il paziente psichiatrico, è ancora qualcuno da evitare, individui strani, diversi, tuttalpiù da compatire.
Lo psichiatra poi è una persona misteriosa, con un chè di magico, anch'esso però, da evitare.
E invece...
Mi dai la possibilità di riflettere, su questo mio vecchio innamoramento per la psichiatria, amore naturalmente mai consumato, ma sempre attuale.
"Essere clinico non significa amministrare un sapere acquisito..." Sembra facile da capire, ma sarà così?
Felice per le tue levatacce e un po invidioso...
non ci posso credere che ti sei letto 'sto pippone...mentre lo scrivevo mi dicevo che mi stavo facendo un riassuntino per riordinare le idee ma che stavo mettendo giù un piombo indigeribile.
alla fine, lo ammetto, sono orgogliosa anch'io delle mie levatacce, o di certe sere che vado a seguire incontri e presentszioni di casi clinici fino alle 23, certo che poi la settimana arranca..
volevi fare lo psichiatra? davvero? così intendo quel consumare...
buon fine settimana
Pippone? Guarda che dovresti far pagare il biglietto, per questo ed altri post! Tutto ciò che è domanda sul comportamento dell'uomo, e che richiede risposta, mi ha sempre affascinato... dal lato della risposta. Negli ultimi 15 anni poi, il caso mi ha fatto incrociare il mondo della tossicodipendenza prima, e quello dei problemi alcolcorrelati dopo, come operatore del volontariato.
Ed è stato inevitabile e fortunato, lasciarsi contagiare da esperienze di vicinanza con psichiatri e psicoterapeuti, che operano nel settore delle dipendenze.
L'amore mai consumato, ahimè, sono gli studi che non ho fatto...pazienza.
Ed è così ho scoperto Jung, Adler, Rogers, e altri ancora, e grazie a te anche Lacan.
Sii contenta di ciò che sei, nonostante ogni vento contario.
Ciao, notte bella e buona domenica.
sei sempre così gentile e generoso. nel considerare me e nel parlare di te. grazie.
ma io non sono mai contenta di me.
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