bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

martedì 16 ottobre 2012

notte tra venerdì e sabato. 13-14 ottobre. nessun nome dopo

Maria do Rosario Pedreira.
Nessun nome dopo.

ho scoperto questa autrice, che scrive poesie, sul mensile Poesia.
sarà una coincidenza?!
scrive poesie di abbandono e tristezza percorrendo questa strada così singolare dell'assenza di nominazione.
scrive poesie d'amore dove trova spazio il dolore piuttosto che la felicità.
scrive poesie d'amore senza speranza.
la raccolta di poesia presentata sulla rivista si intitola Nessun nome dopo ed è distinta in quattro parti: i nomi inutili, i nomi interdetti, i nomi di famiglia e nessun nome dopo.
non posso immaginare, per come è costituita la mia psiche e la mia affettività, una negazione più dolorosa di quella del proprio nome, o del nome delle cose, dei sentimenti, delle persone.
per me parola significa dare un nome, a tutto.
la parola, insegna Lacan, ha una funzione che travalica il semplice vettore della comunicazione, la parola ha il senso del riconoscimento da parte dell'altro. la parola ci da senso in quanto l'altro ci da valore ascoltandola.
il nome è un veicolo del riconoscimento. senza nome, non siamo.
questa impostazione del discorso mi coglie quindi sul vivo, su qualcosa che mi appartiene.
credo che per questo mi abbiano catturato, leggendole d'un fiato.

I nomi inutili

Non ho mai saputo il tuo nome. Entrasti un pomeriggio,
per sbaglio, a domandare se ero io un'altra persona -
un sole che improvvisamente aggiungeva calce ai muri,
un incendio capace di divorare il cuore del mondo.

Non ti mentii; mi alzai e ti condussi alla porta giusta
come un veleno trascina i sogni in mare; ma,
prima di lasciarti, ti dissi ancora che in quel pomeriggio
mi sarebbe piaciuto molto chiamarmi un'altra cosa- o
essere un gatto, per poter avere più di una vita.


polaroid di Carmen Palermo

So chi sei, ma mi manca il tuo nome - nè
sempre le parole arrivano agli occhi. Ma
non dare importanza: ci sono altre cose che non

dimenticherò mai - le mie braccia ancorate al tuo
corpo, una cecità, e il mondo improvvisamente tanto
piccolo - e queste, tu non lo sai, mi mancano

anche. Il tuo volto, dammelo per un secondo. La
tua bocca, chiaro. Sono tanti gli anni senza te nelle pieghe
della mia gonna, tanta vita custodita per un giorno

così. Adesso ritorna, dunque. Lascia cadere quel sorriso
delle tue labbra, -nelle mie deve distendersi come
il sole, all'imbrunire, quando di nuovo sopra di loro
respirerai con il profumo salato delle maree. Ma

non dire niente del mio corpo stanco - è una camicia
d'estate dimenticata sulla spiaggia, e l'abito è sempre
il meno, tanto fa. Non vedi chi sono? Il tempo

non può aver castigato solo il mio sguardo. Vieni
più vicino e spia adagio: sono tanti gli anni
senza le tue braccia nelle maniche del mio vestito,
tanto sangue custodito nelle vene per una notte

così. E tu già te ne vai?


Dormono tra noi dolori che non
conosci. Ti addormentasti per primo -
e il mio passato è un orologio antico
che punzecchia il silenzio. Se mi avessi
detto il tuo nome quando arrivasti,
avresti potuto già fare parte di queste memorie.

polaroid di Carmen Palermo

4 commenti:

monteamaro ha detto...

"Senza nome, non siamo." Quanto è vero ciò che dici, cara Rossa.
Un nome per quanto comune che sia, è un affresco che al solo pronunciarlo, prende vita, colore e forma, e in un attimo riempie occhi e mente, di chi lo sente.
Per quanto riguarda la poesia, ti immagino come un minatore: Lampada nello sguardo, a cercare parole che emozionano.
Notte bella.

Rossa ha detto...

sono qui, sono lenta. ma sapevo che c'eri e ho pensato al tuo commento. l'immagine di me è così bella, mi lusinga.
grazie.
a presto ancora e ancora.

Cinzia Boccamaiello ha detto...

Lo lascerò morire, il tuo ricordo,
con tutta la durezza necessaria;
mi costerà dolore, stagioni e mille astuzie,
ma basterà aspettare.

Non sarà una vittoria.

E' una mia poesia pubblicata nella raccolta "Clemenza dell'inverno", che intende proprio descrivere la necessità di uccidere i ricordi(" queste ombre troppo lunghe/ del nostro breve corpo") costretti ad una durezza che si ci si impone verso una realtà immodidificabile.

Te la offro in segno di simpatia, nel senso greco e più antico del termine

Cinzia Boccamaiello

Rossa ha detto...

ti ringrazio della poesia.
ma non penso che uccidere i ricordi sia una buona "pratica". anche la poetessa che ho postato qui fa della memoria uno scrigno prezioso, e sono incline anch'io a pensarla così.
grazie ancora del tuo passaggio