Vanity Fair
scrive Daria Bignardi.
è da almeno un mese che volevo pubblicare questo articolo.
la Bignardi la accomuno, nella mia testolina, alla Costa e alla Littizzetto, un genere femminile intelligente e ironico, lavorativamente appagato e impegnato con la famiglia, un genere che, tendenzialmente, mi piace.
mi ci riconosco, diciamo così. apparentemente sono dotate di grande senso dell'umorismo relativamente al conflitto in generale, e a quello con la famiglia, in specie. nella realtà non so se sono come si vendono, per quello che mi riguarda, e relativamente a questo spasosissimo e credibilissimo se non autenticamente vero articolo, appartengo alla categoria di quelle che non ce la fanno e che, tragicamente, nemmeno sanno riderci sopra.
non so perchè sia andata così e non so cosa darei per avere addosso, anche appiccicato con l'attak, un briciolo, una particella elementare, un atomo, un neutrone di ironia nella mia vita.
Una su mille ce la fa (alle altre, buon anno scolastico)
Questa settimana ricomincia la scuola e la Sschiava (si
pronuncia con la «sc» di scema, come sanno i lettori di Non vi lascerò
orfani) non sa se tirare un sospiro di sollievo o farsi il segno della
croce. In vacanza la Sschiava ha cucinato a pranzo e cena, e non solo a cena
come quando i figli vanno a scuola, e si è sorbita in diretta – invece che in
differita come il resto dell’anno – litigi con coetanei, capricci e contrastanti
esigenze dei componenti della famiglia.
La Sschiava è una madre sentimentale, caotica, arcaica e poco
furba che si affanna cercando di fare tutto e preferisce strafare – per
magari poi recriminare – piuttosto che abbandonare figli e marito al loro
destino. Fino a che non esplode. La poverina non è capace di moderazione e ha
fallito come educatrice per un misto di passionalità, mancanza di rigore,
eccesso di buone intenzioni e cattivo carattere. I familiari la sfottono per le
sue manie obsolete, come pretendere (e allestire) una tavola ben apparecchiata e
la famiglia riunita puntualmente attorno a un pasto sano e nutriente. Le manie
della Sschiava giungerebbero a desiderare che la domenica ci si alzi per fare
una passeggiata in montagna o una gita in bici invece di trascinarsi in pigiama
dal letto al divano, o che appena alzati ci si lavi e si faccia colazione invece
di trasferirsi dal materasso al computer; che si incontrino amici e parenti
invece di stare in casa a guardare un film, che si faccia qualcosa insieme e non
ognuno per conto suo.La Sschiava, quando ricomincia la scuola, riprende la sua routine: mentre accompagna i figli fa la spesa, organizza via email e sms i loro pomeriggi, e quando esce dal lavoro – la parte meno impegnativa della sua giornata – li recupera dall’attività sportiva/casa di amico dove hanno trascorso la seconda parte del pomeriggio. A casa, mentre i ragazzi si schiantano davanti alla Tv o al computer, mette a posto, cucina e prepara la cena. Se urla a perdifiato, ottiene una mano per apparecchiare la tavola.
Solitamente la Sschiava ha un marito molto cool che arriva alle otto e scherza coi figli mentre lei grugnisce scolando la pasta. Dopo la cena, durante la quale tutti litigano con tutti e la Sschiava vorrebbe ammazzarsi o ammazzarli, ognuno torna al suo video, dopo avere malamente sparecchiato. Quando ha finito di sistemare la cucina, perché non è mai stata capace di insegnare ai familiari come pulire i fornelli o lavare le pentole, passa anche lei mezz’ora al computer, per organizzare pomeriggi, feste, ritiri e dirimere problemi scolastici insieme alle altre disperate… ops… alle altre madri dei compagni di classe dei suoi figli.
La Sschiava tende al vittimismo e all’autocommiserazione, è iraconda e viscerale: un esempio femminile negativo e superato. Per fortuna, un modello in via di estinzione. Ogni anno, quando ricomincia la scuola e con la scuola la routine familiare, la Sschiava giura a se stessa che d’ora in poi se ne fregherà, si prenderà i suoi spazi, uscirà con le amiche, li lascerà arrangiarsi, mangiare schifezze, fare i compiti all’ultimo momento, farsi bocciare, abbrutirsi davanti al computer e marcire nel loro disordine e nella loro pigrizia. Per riuscirci dovrebbe sparire, abbandonare la famiglia, partire per un lungo viaggio. Una su mille ce la fa. Alle altre: buon anno scolastico.
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