annuncio ufficialmente che il fidanzamento tra
il principe Andrej e Natalija è già finito.
come dire, lo sapevo che Lev (Tolstoj) mi avrebbe dato una mazzata (http://www.nuovateoria.blogspot.it/2012/04/comunico-ufficialmente-il-fidanzamento.html).
certo è che:
- se il principe mio adorato Andreij se ne sta un anno lontano tra Svizzera e Italia per le cure del suo corpicino martoriato in guerra, senza farsi sentire nè tantomeno vedere, sopravvalutando l'umana natura di una sedicenne, il rapporto non ne giova;
- se si intromette quello scriteriato buono a nulla ciuffettone di Anatolij che, per capriccio momentaneo, si incaponisce a volere la bella Natalija e vuole rapirla ad ogni costo e di nascosto -lui, prego di notare, è anche già ammogliato- con l'aiuto di un'altra cima, ovvero la sorella Helene sposa del povero Pierre, la situazione si aggrava;
- se quella donnina fragile e ingenua di Natalija, tanto cara ma anche tanto ignara delle cose della vita, si convince dopo solo tre incontri di aver solo ora conosciuto l'amore, peraltro per un debosciato mollaccione che veramente sembra una mammoletta in confronto alla statuaria mascolinità del mio preferito, il fidanzamento precipita.
allora, è veramente tutto vano, veramente il destino è superiore a ogni volontà.
avrei detto che per mettere su un progettino d'amore come si deve qualcuno, almeno uno, deve pur metterci un po' di sana volontà e convinta consapevolezza.
d'altronde Lev, sulle cose della vita e della guerra, la pensa così:
Se Napoleone non si fosse offeso per la richiesta di ritirarsi oltre la Vistola e non avesse ordinato alle sue truppe di avanzare, la guerra non ci sarebbe stata, ma se tutti i sergenti non avessero voluto riprendere le armi, la guerra del pari sarebbe stata evitata. E altrettanto si dica se fossero mancati gli intrighi dell'Inghilterra, e non ci fosse stato il principe di Oldenburg, né il sentimento di offesa in Alessandro, come pure se in Russia non ci fosse stato il potere autocratico, e né tanto meno la Rivoluzione francese, il Direttorio, e l'Impero né tutto ciò che la Rivoluzione francese aveva prodotto, e così via. Senza una sola di queste cause non sarebbe potuto accadere nulla. Dunque tutte queste cause - miliardi di cause - hanno agito in concomitanza per dar luogo a ciò che accadde. Di conseguenza, nulla fu causa isolata ed esclusiva dell'evento, ma l'evento dovette verificarsi semplicemente perché doveva verificarsi. Milioni di uomini, rinunciando ai loro sentimenti umani e alla loro umana ragione, dovevano andare da occidente a oriente e uccidere i loro simili, così come secoli prima altre folle di uomini erano andati da oriente a occidente per agire all'identico modo.
Ma le azioni di Napoleone e di Alessandro, da una parola dei quali pareva dipendere che l'evento si compisse o meno, non erano più autonome di quelle di ogni singolo soldato spinto alla guerra dalla sorte o dalla coscrizione. Né poteva essere altrimenti: infatti la volontà di Napoleone e di Alessandro (degli uomini, cioè, dai quali pareva dipendere l'evento) poteva tradursi in atto solo per il coincidere d'innumerevoli circostanze diverse; mancando una sola delle quali l'evento non poteva verificarsi. Era, appunto, necessario che i milioni di uomini nelle cui mani risiedeva realmente la forza (i soldati che sparavano, trasportavano gli approvvigionamenti e i cannoni) accettassero di eseguire la volontà di deboli individui, e vi fossero indotti da un infinito numero di cause eterogenee e diverse.
Nella storia il fatalismo è inevitabile per spiegare i fenomeni irrazionali (di quelli, cioè, la cui razionalità ci resta insondabile). Quanto più ci sforziamo di spiegare razionalmente tali aspetti della storia, tanto più essi appaiono ai nostri occhi incongrui e incomprensibili.
Ogni persona vive per se stessa, gode di libertà per raggiungere i propri fini personali e sente con tutto il proprio essere che in un dato momento può compiere o non compiere una data azione; ma non appena l'ha compiuta, quella stessa azione diventa irrimediabile, rientra nel patrimonio della storia, nella quale non ha più carattere di libertà ma di predestinazione.
Ci sono due aspetti della vita, in ogni singola persona: la vita personale, che è tanto più libera quanto più astratti sono i suoi interessi; e la vita elementare, di branco, nella quale l'uomo inevitabilmente esegue le leggi che gli sono prescritte.
Coscientemente l'uomo vive per sé, ma incoscientemente, diventa lo strumento atto a perseguire i fini della storia, della comunità umana. Una volta compiuto l'atto è irrimediabile e le sue conseguenze, coincidendo nel tempo con milioni di altre azioni di altri uomini, assumono un significato storico. Quanto più in alto si colloca una persona nella scala sociale, quanto maggiore è il numero delle persone alle quali è legato, tanto più evidenti sono la predeterminazione e l'inevitabilità di ciascuno dei suoi atti.
ci sono accenni a un interesse di Pierre ma spero si tratti solo di un diversivo.
Pierre, no, lui no, con Natalija no.
Andrej è tornato nell'esercito, campagna del 1812 contro Napoleone (e chi se no?) invasore dell'amata Russia.
se non si fa l'amore, si fa la guerra.
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