bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

domenica 18 dicembre 2011

Artemisia, una vita in un nome d'arte e di miracolo

Artemisia, Artemisia.
e pure Gentileschi.
Autoritratto come allegoria della Pittura
che nome.
ma che nome veramente.
una vita fantasticata e già codificata nell'alchimia di un nome carico d'arte e di inusuale bellezza.
c'è una mostra a Milano a Palazzo Reale e penso valga la pena di vederla.
poche sale, ma buone, installate da Emma Dante, nome emergente del teatro e delle drammaturgia italiana.
roba di donne insomma.
i quadri, come si può constatare, trattano di donne. tutte donne. donne belle e alcune, Giuditta sopra le altre, molto molto molto arrabbiate, vendicative e sanguinarie.
trattasi, in alcuni casi, di un vero e proprio manifesto femminista: io sono mia.
e zac, via la testa di chi abusa di me.
la bella Artemisia ne sapeva qualcosa, violentata a 18 anni da un amico paterno e di certo dal padre nè difesa nè protetta. talento artistico pittorico ed estetico indiscusso, molto vicino, lo sanno tutti mica io, allo stile di Caravaggio, rimango quasi più affascinata dalla sua vita, dalla sua figura femminile, dalla sua lotta personale che dalla sua arte.
dei suoi quadri mi piacciono i soggetti, donne, e quelle che prendono in mano la testa di Oloferne o trapassano la tempia di Sisara e si lasciano schizzare dal sangue senza il minimo sconcerto sul volto, quelle mi piacciono oltremodo.

Giaele e Sisara

"Sia benedetta fra le donne Giaele,
colpì Sisara, lo percosse alla testa,
ne fracassò, ne trapassò la tempia.
Ai piedi di lei si contorse, ricadde, giacque;
ai piedi di lei si contorse, ricadde.
Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore!"
(dal Libro dei Giudici)

Giuditta che decapita Oloferne

Susanna e i vecchioni

"Serrò la camera a chiave e dopo serrata mi buttò su la sponda del letto dandomi con una mano sul petto, mi mise un ginocchio fra le cosce ch'io non potessi serrarle et alzatomi li panni, che ci fece grandissima fatiga per alzarmeli, mi mise una mano con un fazzoletto alla gola et alla bocca acciò non gridassi e le mani quali prima mi teneva con l'altra mano mi le lasciò, havendo esso prima messo tutti doi li ginocchi tra le mie gambe et appuntendomi il membro alla natura cominciò a spingere e lo mise dentro. E li sgraffignai il viso e li strappai li capelli et avanti che lo mettesse dentro anco gli detti una stretta al membro che gli ne levai anco un pezzo di carne."
(Artemisia Gentileschi, Lettere precedute da Atti di un processo di stupro, Milano, 2004)

Danae

Cleopatra

Giuditta e la serva

 
 Maddalena penitente

bisognerà considerare che la talentuosa Artemisia visse nel 1600. bisognerà ricordare che l'apprendistato presso il padre, pittore famoso e affermato, rappresentò per Artemisia, pittrice donna, l'unico modo per esercitare l'arte, essendole precluse le scuole di formazione: alle donne veniva negato l'accesso alla sfera del lavoro e la possibilità di crearsi un proprio ruolo sociale, una donna non poteva realizzarsi puramente come lavoratrice, ma doveva perlomeno sostenersi col proprio status familiare; il lavoro femminile non era riconosciuto alla luce del sole, ma si realizzava perlo più clandestinamente. e bisognerà valutare attentamente che, di quei tempi, non era una passeggiata difendersi, lottare, emanciparsi da un padre padrone, sopravvivere a pregiudizi, maldicenze e insinuazioni, dipingere, lavorare, mantenersi, crescere figli anche da sola, viaggiare a Genova, Venezia, Roma, Napoli e Londra, affermarsi con enorme successo e pure guadagnare. e molto. e pure spendere altrettanto fino a indebitarsi, ma di tasca sua.
ai tempi del processo, perchè udite udite arrivò ad ottenere un processo per la violenza subita, subì torture indicibili alle dita, strumenti del suo mestiere, per dimostrare la sua onestà, la verità delle sue accuse. 
doveva essere affamata e folle, doveva essere dolorosamente felice e fiera, doveva essere determinata e appassionata, partorì 4 figli, uno anche fuori dal matrimonio, e ne sopravvise una soltanto, e nemmeno per molti anni. probabilmente io, figlia del mio tempo di superfemmine travestite da maschio, non sarei in grado di tollerare nemmeno la metà dei soprusi e maltrattamenti cui fu sottoposta e a mantenere la calma per portare avanti la baracca. io, direi, figlia difettosa e fragile dei miei tempi, ma di Artemisia, con questo nome, e Gentileschi,  con siffatto cognome, di talento e di carattere, di potenza e di sostanza, ne nascono poche, e poi splendono nella storia con la loro luce di fiamma. 
Sia benedetta tra le donne Giaele. 

6 commenti:

S. ha detto...

peccato che oltre Artemisia tu non conosca donne di tale portata...e dei nostri tempi...ti consiglio un giro nei nostri CIE, troveresti storie simili e donne con talenti incredibili, e siamo nel 2011...

Rossa ha detto...

ma si S. ne conosco, figurarsi. prima di tutto il riferimento è con me, in secondo luogo ribadisco solo che oggi è veramente un altro paio di maniche. e lo dico nel post. ai tempi di Artemisia era dura, molto dura, anche solo aprire bocca ed essere ascoltate.

enzo ha detto...

Che donna! Che coraggio! E soprattutto: che forza!
E grazie della bella lezione :)

enzo ha detto...

Il mio cervello trifolato si è talmente emozionato con la storia di Artemisia che mi sono dimenticato di farti i miei più sinceri auguri di buone feste e buone cose a te per il prossimo anno.
Ciao!

Rossa ha detto...

Ciao giardino di enzo, si Artemisia è uno schianto. certo quando scrivi "lezione" mi sento male, sono una maestrina in cattedra allora...
tantissimi auguri anche te, mi sei caro ormai e aspetto i tuoi commenti.
buon natale
a presto
Rossa

Anonimo ha detto...

Cara sorella di Lella Costa,
c'è solo il punto che molti storici asseriscono che non ci fu alcuna violenza sessuale!! Secondo alcuni infatti, si trattò della vendetta del padre di Artemisia che volle vendicarsi di questo suo conoscente e insolvente creditore e indusse la figlia alla "farsa processuale".
Non sò se ciò corrisponda a verità o a revisionismo storico nè mi interessa, visto che la figura della Gentileschi è ormai simbolo "visibile" del coraggio e della forza femminile (che io personalmente non ho mai messo in dubbio neppure un'istante) e la sua sublime pittura che, oltre del Caravaggio risente tantissimo dell'influenza paterna (anch'esso caravaggista) e carraccesca ne è il risultato artistico.
Un personaggio sicuramente straordinario.
Buon Natale!