"Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. "
Italo Calvino, Le città Invisibili, 1972
Fotografo non identificato Spettacolo nautico e pirotecnico nell’Anfiteatro dell’Arena Dopo il 2 agosto 1863 Albumina Milano, Civico Archivio Fotografico, Fondo Lamberto Vitali
Al castello sforzesco c'è una mostra singolare, "Lo sguardo della fotografia sulla città ottocentesca Milano 1839 - 1899", scatti fotografici che ritraggono una Milano antica, o forse ancora giovane, e bella.
bella e e intrigante, veramente chic. come ora francamente non è.
vedere l'arena invasa di acqua come la volle Napoleone Bonaparte la rende magica come ora non sa.
vedere il duomo con la sua mole imponente fronteggaiato da bei palazzi in una semplice piazza, la rende accogliente come ora non appare.
vedere una piazza della Scala con un antico palazzo Marino con carrozze e segni di antico le attribuisce un fascino che ora non emana.
vedere l'angolo di via Castelfidardo, antico e alberato, dove ora sorge il mio ospedale e una farmacia, la rende nostalgica e quieta come ora non si mostra.
vederla animata di piazze e gente e cavalli e lampioni e strade vivibili e spazi aperti -«là dove c’era l’erba ora c’è una città»- quando ora è affollata trafficata densa infiltrata negoziata fino all'asfissia di ogni spazio disponibile è, vi assicuro, una dimensione che desidererei per la mia città malata di catrame e cemento e drink e immagine puttana.
"Ogni volta che si entra nella piazza ci si trova in mezzo ad un dialogo"
Italo Calvino, Le città Invisibili, 1972
“Deroche & Heyland” (1864 -1868) Costruzione della tettoia del braccio settentrionale della Galleria Vittorio Emanuele II Agosto - dicembre 1866
Fotografo non identificato Piazza del Duomo con l’isolato del Rebecchino e il Portico dei Figini 1855
oggi milano annaspa senz'aria e senza spazi, senza gente che la viva e la sospiri negli angoli nelle piazze o nei sottotetti, i negozi si affolano, vivono e muoiono nel tempo di un anno, nulla fa più radice, tutto si estirpa e si sostituisce, veloce e senza traccia, come un vestito passato di moda. ora milano è una città senza storia.
"Per vedere una città non basta tenere gli occhi aperti. Occorre per
prima cosa scartare tutto ciò che impedisce di vederla, tutte le idee
ricevute, le immagini precostituite che continuano a ingombrare il
campo visivo e la capacità di comprendere"
Italo Calvino, Gli dei della città, 1975.
ma, per consolarci, oggi Milano è LED 2010, un'iniziativa del comune che la illumina come un lustrino, la rende a tratti suggestiva e colorata, per lo spazio dell'illusione mercificata del natale.
si gira con il naso all'insù e si vedono schegge colorate lumimescenti, piogge iridescenti, sagome luccicanti, cupole riverberanti, ma mi domando se la gente le vede o se cammina veloce senza giorno, senza notte, senza meta.
"Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo più a staccarlo dal selciato.
"Italo Calvino, Le città Invisibili, 1972
Leggo Calvino che descrive Valdrada (Le città invisibili, 1972) :
"Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive d'un lago con case tutte verande una sopra l'altra e vie alte che affacciano sull'acqua i parapetti a balaustra. Cosí il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta. Non esiste o avviene cosa nell'una Valdrada che l'altra Valdrada non ripeta, perché la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giú nell'acqua contiene non solo tutte le scanalature e gli sbalzi delle facciate che s'elevano sopra il lago ma anche l'interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi, gli specchi degli armadi. Gli abitanti di Valdrada sanno che tutti i loro atti sono insieme quell'atto e la sua immagine speculare, cui appartiene la speciale dignità delle immagini, e questa loro coscienza vieta di abbandonarsi per un solo istante al caso e all'oblio. Anche quando gli amanti dànno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come mettersi per prendere l'uno dall'altro piú piacere, anche quando gli assassini spingono il coltello nelle vene nere del collo e piú sangue grumoso trabocca piú affondano la lama che scivola tra i tendini, non è tanto il loro accoppiarsi o trucidarsi che importa quanto l'accoppiarsi o trucidarsi delle loro immagini limpide e fredde nello specchio. Lo specchio ora accresce il valore alle cose, ora lo nega. Non tutto quel che sembra valere sopra lo specchio resiste se specchiato. Le due città gemelle non sono uguali, perché nulla di ciò che esiste o avviene a Valdrada è simmetrico: a ogni viso e gesto rispondono dallo specchio un viso o gesto inverso punto per punto. Le due Valdrade vivono l'una per l'altra, guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano."
è stupefacente questa visione di una città che si sdoppia ma che, nello specchio, non si riconosce, anzi di più, nello specchio vede ciò che di sè non ama. potrebbe avere, potenzialmente, le risorse dello splendore, della bellezza, della ricchezza e della molteplicità, ma nell'immagine allo specchio ciò che acquisisce è solo la perdita della spontaneità dei gesti, sia nell'amore sia nell'odio, è il timore del controllo e del giudizio riflesso altrove. eppure le due città gemelle diventano inscindibili, vincolate, l'immagine distorce il reale disanimandolo ma rendendolo schiavo. la simmetria è utopica, è menzogna: nel passaggio del confine dal vero al riflesso, e viceversa, un capovolgimento irreversibile modifica il mistero che sottende ogni gesto.
è la metafora della nostra vita virtuale.
sono la città e gli uomini che la abitano che nel riflesso infinito delle immagini hanno perso autenticità. e dignità.