non sapevo esattamente cosa aspettarmi.
sono andata alla cieca, alla mostra di Tullio Pericoli a Palazzo Reale di Milano.
ma ho fatto bene, ho fatto solo bene, vagamente orientata da un articolo su La lettura del Corriere della sera.
intanto ho schivato le code del fine settimana, tutti ammassati su Monet, nessuno conosce Pericoli, la gente va dove la pubblicità porta.
ho visto la mostra in completa beatificante solitudine (attenzione: ho letto il Partigiano Johnny di Fenoglio e ho finalmente capito cos'è l'aggettivazione) nelle meravigliose e decorate stanze di Palazzo Reale e ho ammirato la bellezza, l'ingegno, il talento, l'arte, la maestria di un autore autorevolissimo.
prima si approda ai suoi paesaggi, all'occhio che misura lo spazio ponderando colore e sfumatura in minuziose incisioni, poi si passa agli acquerelli che invitano a camminare sulle nuvole di tenuità di microcosmi di lettere e numeri pastellati e sognanti, infine i ritratti, potentissimi inediti di un autore che possiede molte altre infinite vite che ancora non conosco ma che mi fanno dire: viva la vita dell'arte, in tutte le sue forme, sulla terra.
senza fine...
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