Lazzaro e il lupo.
che film inusuale. certo, si Olmi, si Zavattini, magari Pasolini, ma, in fondo, mi sembra che lo stile della Rohrwacher sia del tutto personale.
la fiaba è bella finchè siamo all'Inviolata, penso ambientata nella campagna laziale, poi diventa noiosa e un po' retorica quando si sposta in città.
la città è una gabbia peggiore della campagna, la città è sporca e puzza, depaupera tutti, la campagna concede luna e stelle, la ricchezza della natura. è la miseria che non cambia mai, è l'ignoranza che affossa tutto, è l'inconsapevolezza la grande questione del film. l'odiosa marchesa profetizza la catastrofe se l'inganno si svelerà, e in fondo il film non fa che darle ragione.
Lazzaro è buono? a me sembra soprattutto che Lazzaro non sappia. a volte non capisca.
invece la bontà non è generata dall'ignoranza, la bontà è una scelta consapevole.
Lazzaro è felice? Lazzaro segue il suo istinto, ma conosce solo quello.
Lazzaro è un santo, risorge e finisce sulla croce.
le cose più belle nel sono il lupo e la sua storia.
lì c'è veramente fiaba. Lazzaro risorge e poi cade, ed è il lupo che insegue il suo destino.
il lupo riconosce l'odore dell'uomo buono, e lo grazia, l'uomo invece quell'odore non lo conosce, e non lo grazia.
la storia crudele dell'umanità senza pietà.
ho osservato una cosa curiosa, credo non casuale. vedendo Il Miracolo, la serie scritta da Ammaniti, il personaggio del prete, interpretato da Tommaso Ragno, il solito reietto perverso delle storie dello scrittore, nel secondo episodio, fa un'affermazione, davanti alla statua che piange sangue, sulle storie scritte nella bibbia, affossandole tutte "tranne quella di Lazzaro". nel film della Rohrwacher, in cui recita la sorella Alba, come peraltro anche nella serie di Ammaniti, il "mezzo fratello " di Lazzaro, un Tancredi finito in miseria e morto di fame, è, nella fase cittadina, interpretato da Tommaso Ragno.
si tratta di scambi di cortesia tra cineasti scrittori, attori, sceneggiatori e interpreti?
il miracolo di Lazzaro felice?
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