Ritorno. Ne la stanza ove le schiuse sue forme bronzine
dai velarii de la luce io cinsi è ancora un alito tardato. Nel
crepuscolo la mia pristina lampada instella il mio cuore vago
di ricordi ancora: e ancora ogni volto cui risero gli occhi a
fior del sogno – ogni volto tra fragili rime sparito ghirlande
d’amori notturni appare come maschera che fatua brilla
e fluttua e già si cela al mio sgomento. E ancora tutto ciò
che è arido e dolce sfiorite le rose de la nostra giovinezza
appare sul panorama scheletrico del mondo.
E si raccoglie la mia anima – e volta al più lungo giorno
de l’amore antico ancora leva chiaro un canto a l’amore
notturno.
Il più lungo giorno
Dino Campana
ieri sera a teatro, indubbiamente, un poeta.
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