ricordo bene. si arrivava dalla superstrada, si faceva la provinciale.
mi ricordo ogni cosa, angolo, luogo.
mi ricordo le curve.
le svolte, i semafori.
rifacessi quella strada, oggi, mi verrebbe un turbamento, ma non credo mi capiterà.
spesso, molto spesso, facevo quella strada, circa 50 minuti da Milano, e l'avanzata si arrestava.
al passaggio a livello.
mi ricordo quel disagio insinuante: sono a pochi metri e non posso arrivare.
devo aspettare che passi il treno.
soste anche lunghe, anche 5, forse 10, minuti.
o no?
o ricordo male?
si aspettava.
era l'attesa prima della meraviglia, del luogo amato, del ristoro desiderato, della pienezza raggiunta.
perchè questa mattina mi è venuto in mente?
non ci pensavo da anni.
anni e anni di dimenticanza.
improvvisamente questa mattina mi torna in mente il ricordo struggente di Sangiano e di quel passaggio a livello che arrestava la corsa verso casa.
credo che il riferimento nasca dal terremoto. di nuovo.
non riesco a guardare le immagini, non riesco a leggere le notizie sul giornale.
se guardo sale un'onda di angoscia. mi si spezza il respiro, a volte si fa sentire un'extrasistole.
forse ho pensato al mio borgo, come quelli dell'Italia centrale che vengono giù come birilli, forse ho pensato a quel che si è amato e non c'è più e ho pensato che questo mi è intollerabile.
allora devo aver pensato a Sangiano ma non al paese, alla mia casa, ma a quel che mi teneva in sospeso prima di raggiungerla.
quella sospensione è quel che mi salva, sono in attesa di arrivare, mi tengo ancora sul quel confine di speranza, ben sapendo che, dopo, non c'è più niente.
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