mia mia, mia fair.
the Mall, Milano.
primo corridoio, nix.
secondo corridoio, meglio.
secondo corridoio anche D'Amico e Buffon aria da eterni innamorati, bacino bacino bacino. che ridere. o che pena, non so. ancora 'sto colletto alzato.
foto molte, mii quante, alcune interessanti.
ma, lo dico subito, la fotografia moderna attuale non mi convince per nulla.
per me la foto è sguardo, immagine, scatto.
fotografia è questa cosa qua, l'attimo che si eternizza e crea la memoria visiva, al bravo fotografo la responsabilità di quale attimo in quale contesto con quale angolazione luce e intensità.
ora è tutto un affannarsi dietro alla trovata, al rimaneggiamento, alla falsificazione.
la foto non è arte, non prevede l'intervento dell'uomo.
è luce, in quella conformazione.
se cominciamo a metterci le mani come a un dipinto, a volare a 1000 metri, a cambiare i colori, a sovrapporre le immagini, a usare macchinari improbabili, a forzare gli zoom, a selezionare i soggetti e a metterli in posa, a usare Google e ne ho sentite di tutti i colori, allora ciao.
Cartier Bresson.
punto.
ah e poi c'era la scema, ma di tutto punto, che a ogni stand diceva bellissimo e chiedeva il prezzo. una macchietta.
infine il fotografo del legno, dentro le sue rughe, affiliato al circolo dei poeti. grandissimo.Bugno, Sepeher, Meuli, Benazzo, Borlenghi, Sestini, Bertellotti.
alcuni.
però c'erano anche Mario Dondero e Paola Agosti e il sogno femminino (si lotta femminista ma dico sogno femminino).
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