bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

domenica 10 maggio 2015

pietà

non so come fosse prima - e anche questa volta scandali e ignominie, indagini dell'Anticorruzione, critiche e sdegno per la scelta della nuova collocazione-  ma, cercando di astrarmi da tutto, me la sono goduta, la Pietà Rondanini.


Scultura marmorea di Michelangelo Buonarroti, scolpita nel 1552-1553 (prima versione) e rilavorata dal 1555 circa al 1564; oggi è conservata nel Castello Sforzesco a Milano. Si tratta dell'ultima opera dell'autore che secondo le fonti vi lavorò fino a pochi giorni prima di morire.

aveva 80 anni Michelangelo quando ancora lavorava alla statua. è un'età sorperendente per quell'epoca, un grande, grandissimo vecchio, e cerco di immaginarmi lo sforzo per l'età e la forza dell'età, presenti entrambe, nella creazione di quest'opera.
sono rimasta attonita, e muta, in questa bella sala, con panchine antistanti per l'osservazione e ragazzi, giovani studenti d'arte, che disegnavano nel poco tempo lasciato a disposizione per la contemplazione.
si, una contemplazione. silenziosa e dolente.
un'opera nata come maestosa di dimensioni e poi successivamente ridotta, un'opera che porta i segni del cambiamento, che è un cambiamento in atto.
c'è un braccio, staccato dalla massa centrale, c'è un corpo, di fatto uno solo, fuso, tra la madre e suo figlio, c'è un tronco, esile, magro, scarno, di Cristo, che, da una parte, sembra scivolare stanco, morente, sottrarsi cadente dalla presa della madre, dall'altro sembra potersi sganciare, verso l'infinito, verso l'eterno. .
ci sono due volti, abozzati, imprecisi. reclinati, sofferenti.
c'è del dolore, c'è della pietà, un'interiorizzazione della morte nel corpo della madre che tutto accoglie.
c'è del marmo, di troppo, c'è della materia grezza in avanzo, retaggio di una prima idea, abbandonata.
non è liscia, non è levigata, non è imponentemente marmorea. non so come dire, è primitiva. è nascente.
sembra un'idea che avanza, sembra un parto che prende corpo, sembra sentimento che reclama una forma.
così incompiuto, non potrebbe essere più completo, questo messaggio d'amore e di dolore.



2 commenti:

marco eugenio ha detto...

complimenti Rossa per la tua capacità critica di scavare dentro l' opera d'arte. che si tratti di scultura, di fotografia o altro; belle le fotografie, ma sono sopratutto le tue parole a far capire l' emozione che hai provato a trasmetterla a noi lettori.

Forse è merito anche della tua formazione, della tua professione, che fa della parola uno strumento di indagine, di diagnosi e di terapia.

Ero fuori città in questi giorni di accesso gratuito, forse è meglio, andrò con più calma e con meno ressa prossimamente.

Io me la ricordo nella vecchia sede, incassata nella nicchia, difficile da vedere e apprezzare nella sua nterezza.
Io credo da profano che sia stata una buona decisione e una buona scelta quella di trasportarla in questa nuova sede, il vecchio ospedale spagnolo restaurato e recuperato ad hoc.
un saluto e grazie
Marco

Rossa ha detto...

a me è piaciuta, la sua nuova casa, ma non conosco la vecchia, l'ho vista solo in foto. queste foto non sono mie, le ho prese dalla rete, mi servivano delle immagini. Non so se è la mia professione sai, penso di essere io fatta così, forse l'interessa per la psicoanalisi ha acuito una mia predisposizione.
io sono andata un martedì mattina che non lavoravo, così ho saltato code e fastidi, è stata una buona idea. adesso lo puoi fare anche tu!!