"Tutto il percorso degli artisti moderni è in questa volontà di afferrare, di possedere qualcosa che sfugge continuamente... È come se la realtà fosse continuamente dietro i velari che si strappano. Ce n'è ancora un'altra, sempre un'altra."
Alberto Giacometti
una meraviglia, finita troppo in fretta.
Alberto Giacometti
una meraviglia, finita troppo in fretta.
un biglietto molto salato, al Gam di Milano, per sole 60 opere (comprese le fotografie che opere non sono). una delusione tremenda mi ha colto quando ho duvuto capire che le sale erano FINITE.
io non avrei finito più di vedere le opere di questo strepitoso artista.
un genio.
il GAM, Galleria di Arte Moderna di Milano, è un luogo fantastico, situato vicino al PAC, Padiglione di Arte Contemporanea (e ci divertiamo con queste belle sigle), alla Villa Comunale di Milano. giovedì sera, città deserta (eppure è un gran casino poco lontano da qui con l'ASEM, vertice Europa Asia, che impazza in zona fiera e nel centro di Milano), siamo in due ai giardini pubblici di Porta Venezia e dentro la mostra. SOLI. sale preziose, ambienti eleganti, cortili ariosi, tutto è silenzio, tutto è solitudine, luna in cielo e sfondo nero nero, è bellissimo vedere le mostre da soli, non è usuale in questa pazza e frenetica città.
bene, Giacometti riporta alla Bellezza, all'Arte, al Talento, e della follia e pazza folla ci si dimentica.
A cura di Catherine Grenier, direttore e capo curatore della Fondazione ‘Alberto e Annette Giacometti' di Parigi, da cui arrivano le oltre 60 opere in mostra, l'esposizione è promossa dal Comune di Milano-Cultura, organizzata e prodotta dalla Gallera d'Arte Moderna di Milano e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE ed è la prima di 4 grandi mostre dedicate alla scultura che saranno ospitate dalla GAM di Milano, recentemente riallestita.
Il visitatore potrà seguire, attraverso le sculture, i dipinti e i disegni realizzati tra gli anni Venti e Sessanta, l'evoluzione artistica di Giacometti, dai suoi inizi in Svizzera alla maturità, trascorsa perlopiù nell'atelier di rue Hippolyte-Maindron a Parigi: un percorso cronologico che si articola in cinque sezioni, costituite a loro volta da diversi gruppi tematici, e che permette di ripercorrere la carriera dell'artista: dall'esordio a contatto con il Post-cubismo e il Surrealismo, all'età più avanzata, durante la quale il filo conduttore diventa la perpetua ricerca di qualcosa che gli sfugge.
l'arte di Giacometti tocca il cuore, le sue forme allungate, la sua figura umana così unica così inconfondibile, i suoi quadri, quegli sguardi fissi e severi dagli occhi cerchiati, quel tratto inconfondibile, quel fratello Diego, quella moglie Annette, tutto mi piace, tutto mi smuove.
"Una testa, per me è divenuta un oggetto completamente sconosciuto e senza dimensioni."
dopo la fase cubista, più corposa, più spessa, le forme si allungano, si stravolgono, si svuotano. questa immagine dell'uomo mi commuove moltissimo, mi fa sentire addosso la stanchezza, il peso del vivere, la fatica, la fame del lager, la fame di libertà, il trascinamento. la carne si svuota ma l'anima rimane, pur incarcerata in un corpo così esile, così fragile. siamo noi.
A cura di Catherine Grenier, direttore e capo curatore della Fondazione ‘Alberto e Annette Giacometti' di Parigi, da cui arrivano le oltre 60 opere in mostra, l'esposizione è promossa dal Comune di Milano-Cultura, organizzata e prodotta dalla Gallera d'Arte Moderna di Milano e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE ed è la prima di 4 grandi mostre dedicate alla scultura che saranno ospitate dalla GAM di Milano, recentemente riallestita.
Il visitatore potrà seguire, attraverso le sculture, i dipinti e i disegni realizzati tra gli anni Venti e Sessanta, l'evoluzione artistica di Giacometti, dai suoi inizi in Svizzera alla maturità, trascorsa perlopiù nell'atelier di rue Hippolyte-Maindron a Parigi: un percorso cronologico che si articola in cinque sezioni, costituite a loro volta da diversi gruppi tematici, e che permette di ripercorrere la carriera dell'artista: dall'esordio a contatto con il Post-cubismo e il Surrealismo, all'età più avanzata, durante la quale il filo conduttore diventa la perpetua ricerca di qualcosa che gli sfugge.
l'arte di Giacometti tocca il cuore, le sue forme allungate, la sua figura umana così unica così inconfondibile, i suoi quadri, quegli sguardi fissi e severi dagli occhi cerchiati, quel tratto inconfondibile, quel fratello Diego, quella moglie Annette, tutto mi piace, tutto mi smuove.
"Una testa, per me è divenuta un oggetto completamente sconosciuto e senza dimensioni."
dopo la fase cubista, più corposa, più spessa, le forme si allungano, si stravolgono, si svuotano. questa immagine dell'uomo mi commuove moltissimo, mi fa sentire addosso la stanchezza, il peso del vivere, la fatica, la fame del lager, la fame di libertà, il trascinamento. la carne si svuota ma l'anima rimane, pur incarcerata in un corpo così esile, così fragile. siamo noi.
Giacometti nasce in Svizzera, nella sua parte italianofona precisamente a Borgonovo di Stampa nel Canton Grigioni, il 10 ottobre 1901. Suo padre, pittore, trasferì molto presto la vocazione artistica al figlio il quale, giovanissimo, iniziò le sue prime esplorazioni nel mondo della plastica e pittorica.
Dopo aver frequentato la Scuola di arti e di mestieri a Ginevra si sposta a Parigi dove incontra i nuovi linguaggi dell'arte che emergono nella capitale francese, primo fra tutti il cubismo. In seguito partecipa attivamente al movimento surrealista aderendo ai suoi principi artistici almeno fino al periodo prebellico.
Successivamente Giacometti diventa un artista più realista interessandosi di tematiche esistenziali e del rapporto tra uomo e natura ma anche dei rapporti con i suoi familiari, il fratello e la madre.
Il suo stile inequivocabile prevede la realizzazione di figure umane ridotte all'essenziale percorse da movimenti plastici sulla superficie del corpo che seguono linee essenziali per l'artista. Le teste sono ancora più ridotte e informi.
l'uomo è ridotto a sembianza, la sua occupazione dello spazio è rarefatta, non scompare ma esiste in sottrazione, ridotto al nulla, a un profilo nello spazio, a un profilo nel vuoto che lo circonda e che, allo stesso tempo, sostiene. è una traccia, un residuo di sè, un segno che cammina, provvisorio. era anche il tempo di Sartre quello di Giacometti, il tempo dell'essere e il nulla.
"Da allora, tra il vedere un cranio davanti a me o un personaggio vivo la differenza è diventata minima..., il che mi ha sempre piuttosto scosso. All'opposto, lavorando sul personaggio vivo - e quasi con orrore - arrivavo, se insistevo un po', a vedere quasi il cranio attraverso."
l'arte è l'unico modo per superare il terrore, la ricerca estetica diventa espressione di una ricerca, di una domanda incessante sull'uomo, la sua natura, la sua fine, la sua morte. mi piace tanto Giacometti, la sua arte mi parla molto chiaramente.
"Perché sento il bisogno, sì il bisogno, di dipingere volti? Perché sono... come si può dire?... quasi allucinato dai volti delle persone, e questo da sempre?... Come un segno ignoto, come se ci fosse qualcosa da vedere che non si vede al primo colpo d'occhio, eh? Perché?"
2 commenti:
davvero strepitoso!
buona serata Rouge
ciao corte sconta,grazie.
buona giornata a te.
Rouge
Posta un commento