cammino sulla spiaggia, sabbia fine, cielo plumbeo, vento teso.
la spiaggia è Omaha Beach.
poca gente, quasi nessuno, c'è silenzio, solo il rumore di mare e di vento.
sono a Omaha beach.
è un'operazione culturale che faccio? è uno sforzo della memoria sui morti della guerra?
non direi, è una specie di coscienza collettiva, è un'impressione fotografica, è una consapevolezza incastonata nella storia di tutti noi.


c'è da dire però che
ora , qui, è solo un posto bello. un posto tranquillo. c'è pace. ora.
allora, qui, c'erano navi da sbarco e soldati e mitragliatrici e bunker e uomini e morte e sangue. c'era guerra. allora

a Utah beach questo scarto tra presente e passato è ancora più forte, stride anche di più.
la spiaggia è corta, isolata, non ci sono case intorno, ciuffi d'erba mossi dal vento la separano dalla strada, come una siepe.
ma si capisce che è tutto così, come sospeso, come in una dimensione atemporale, nel rispetto dovuto alla memoria.


cimitero. tedesco. rigoroso e deserto. le croci sembrano nazi, e non lo dico con ironia, le tombe sono affossate nel terreno, francobolli su una cartolina di morte dal fronte. leggi le date, due calcoli, 18, 20 anni, a bizzeffe.
qui non scherza più, se prima avevi l'illusione rassicurante e bugiarda di essere in un altro tempo, adesso so che è successo davvero.


cimitero. americano. bellissimo curatissimo sorvegliatissimo, un apparente paradiso terrestre.
molti morti. 9.000, ma seppelliti alla grande.
come dio comanda.
ciò che avverto subito è che se il cimitero tedesco era un cimitero, austero, triste, dedicato alla morte, alla morte dei perdenti, questo cimitero è un luogo di propaganda, di celebrazione, di enfasi. le tombe sono posizionate con precisione estrema, da qualunque prospettiva tu le veda, in modo ossessionante. in fondo, penso, sono tombe. ma solo apparentemente.
in realtà sono monumenti alla grandezza americana, come dimostra il ben diverso affollamento.
se le guardi bene, molte croci riportano, come data di morte, il 6 giugno '44: sbarcati- morti.
eppure qui si respira uno strano contrasto, qualcosa che esalta il sacrificio con troppa convinzione, con troppa spettacolarità, togliendo rispetto. come se la morte fosse "dovuta", un tributo alla bandiera.


ma, al di là delle differenze, delle spiagge e dei cimiteri, qui, in normandia, in questi luoghi dai nomi evocativi, c'è un incontro, un incastro tra storico e personale.
è un'esperienza comune, anche se non diretta: il passaggio della morte.
oltre alla celebrazione, ognuno commemora la propria personalissima fine.
Io nacqui sposa di te soldato.
So che a marce e a guerre
lunghe stagioni ti divelgon da me.
Curva sul focolare aduno bragi,
sopra il tuo letto ho disteso un vessillo -
ma se ti penso all’addiaccio
piove sul mio corpo autunnale
come su un bosco tagliato.
Quando balena il cielo di settembre
e pare un’arma gigantesca sui monti,
salvie rosse mi sbocciano sul cuore;
Che tu mi chiami,
che tu mi usi
con la fiducia che dai alle cose,
come acqua che versi sulle mani
o lana che ti avvolgi intorno al petto.
Sono la scarna siepe del tuo orto
che sta muta a fiorire
sotto convogli di zingare stelle.
Antonia Pozzi, 18 settembre 1937