giovedì 30 luglio 2009
oltre il talento
questa è gente seria.
che sa cos'è la dedizione assoluta.
questa è una grande atleta.
che mi commuove.
questa è una grande giovane donna.
che ha qualcosa da insegnarmi.
mercoledì 29 luglio 2009
Hikmet e Lorca, il rosso della passione
Amo in te di Nazim Hikmet
Amo in te
l'avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
amo in te l'impossibile
ma non la disperazione
Lucìa Martìnez di Federico Garcia Lorca
Lucìa Martìnez.
Penombra di seta rossa.
Le tue cosce, come la sera,
vanno dalla luce all'ombra.
Recondite ambre nere
oscurano le tue magnolie.
Eccomi qui, Lucìa Martìnez.
Vengo a consumarti la bocca
e a trascinarti per i capelli
in un'aurora di conchiglie.
Perché voglio, e perché posso.
Penombra di seta rossa.
martedì 28 luglio 2009
il tempo per leggere si ruba agli obblighi della vita, come il tempo per amare
Sì, ma a quale dei miei impegni rubare quest’ora di lettura quotidiana? Agli amici? Alla tivù? Agli spostamenti? Alle serate in famiglia? Ai compiti?
Dove trovare il tempo per leggere?
Grave problema.
Che non esiste.
Nel momento in cui mi pongo il problema del tempo per leggere, vuol dire che quel che manca è la voglia. Poiché, a ben vedere, nessuno ha mai tempo per leggere. Né i piccoli, né gli adolescenti, né i grandi. La vita è un perenne ostacolo alla lettura.
“Leggere? Vorrei tanto, ma il lavoro, i bambini, la casa, non ho più tempo…”
“Come la invidio, lei, che ha tempo per leggere!”
E perché questa donna, che lavora, fa la spesa, si occupa dei bambini, guida la macchina, ama tre uomini, frequenta il dentista, trasloca la settimana prossima, trova tempo per leggere e quel casto scapolo che vive di rendita, no?
Il tempo per leggere è sempre tempo rubato. Come il tempo per scrivere, d’altronde, o il tempo per amare.
Rubato a cosa?
Diciamo, al dovere di vivere.
È forse questa la ragione per cui la metropolitana – assennato simbolo del suddetto dovere – finisce per essere la più grande biblioteca del mondo.
Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.
Se dovessimo considerare l’amore tenendo conto dei nostri impegni, chi ci si arrischierebbe? Chi ha tempo di essere innamorato? Eppure, si è mai visto un innamorato non avere tempo per amare?
Non ho mai avuto tempo di leggere, eppure nulla, mai, ha potuto impedirmi di finire un romanzo che mi piaceva.
La lettura non ha niente a che fare con l’organizzazione del tempo sociale. La lettura è, come l’amore, un modo di essere.
La questione non è di sapere se ho o non ho tempo per leggere (tempo che nessuno, d’altronde, mi darà), ma se mi concedo o no la gioia di essere lettore.
Da: Daniel Pennac, Come un romanzo (tit. originale Comme un roman), Feltrinelli, Milano 1993
Da quanto tempo non leggo un libro di Pennac. l'ultimo romanzo così deludente, Ecco la storia, confronto ad altri libri davvero folgoranti, e senza dubbio "Come un romanzo" è tra questi.
Non so bene dove voglio arrivare ma leggendo poesie e selezionando quelle che mi piacciono di più ho pensato alla magia della lettura e mi è venuto in mente questo passo di quel libro che ci ricorda che leggere equivale all'amare nell'incomprabile possibilità che entrambe le dimensioni ci concedono di dilatare il tempo oltre il reale, ampliare le nostre vite oltre il confine del mondo noto, immaginare la conoscenza oltre la nostra esperienza.
ci tengo alla salute di mio figlio, quindi non lo vaccino.
scopro , ma in realtà lo sapevo già, che c'è gente che non vaccina i propri figli.
ma non contro la meningite da pneumococco.
contro il tetano, contro il morbillo, contro la difterite, contro l'epatite B.
sapete quanti morti fa l'epatite B? che è l'unica malattia trasmissibile sessualmente che si può prevenire con la vaccinazione? e che si trasmette molto ma molto più facilmente dell' HIV?
Avete idea di quale progresso sia stato per la vita e la salute di tutti i neonati ridurre il rischio di contrarre rosolia e varicella nel corso della gravidanza grazie alla vaccinazione?
però se il piccolo cade ai primi tentativi di camminare e perde una goccia di sangue dopo aver sbattuto il muso a terra, quella stessa gente perde i sensi dall'angoscia e lo porta al PS. posso preoccuparmi di questo e non che mio figlio prenda il tetano, dico il TETANO, giocando ai giardinetti e inciampando su un ferro arrugginito?
ma è l'altra faccia della stessa medaglia.
la Paura e l'incapacità di farsene carico personalmente, trasformandola quasi sempre in una vera e autentica forma paranoica (basta guardare i siti e i blog istituiti contro le vaccinazioni, sembra di essere nel mio ambulatorio alla 9,30 di mattina) quasi sempre a scapito del buon vivere degli altri, i figli prima di tutti, se se ne hanno.
queste madri e padri non sono consapevoli della gravissima responsabilità che si prendono nei confronti dei loro figli e di tutta la comunità.
sono ovviamente liberi di scegliere ma possiamo solo sperare che dio gliela mandi buona perchè un bambino non vaccinato in una comunità, evoluta, di vaccinati, è un bersaglio mille volte più grande di tutti gli altri. anche se è pur vero che in una comunità, evoluta, di vaccinati, proprio grazie a questa diffusione dell'atto preventivo la comunutà è più protetta grazie alla minor circolazione degli agenti patogeni. in fondo chi si permette di non prendere questa decisione, e pure di deriderla con argomentazioni veramenre risibili, è protetto da chi questa decisione l'ha invece presa. paradossale no???
la vaccinazione è la più grande scoperta scientifica di tutti i tempi, è l'unico strumento che si è dimostrato realmente efficace nell'interrompere la catena di malattie che hanno sterminato e reso handicappati milioni di persone.
siamo in una comunità in cui si passa da un buco nero come questo a un altro in cui si paventa la ritardata apertura delle scuole a settembre per un'influenza suina che si propaga come tutte le influenze, e, comunque, certo meno e meno velocemente di una comune influenza australiana da gennaio a marzo. chiudiamo le scuole per questo?? arriverà il vaccino e i soggetti a rischio preverranno la possibile infezione e saranno stati mille volte più fortunati di quelli che l'hanno contratta prima della formulazione del vaccino stesso.
vaccinare i propri figli non è solo un atto di responsabilità personale, ma anche di progresso civile.
martedì 21 luglio 2009
le cose dell'amore
"Se trascendersi è valicare la propria solitudine, non mi è dato sapere ciò che sarò nella carne dell'altro, ma certamente non sarò più ciò che sono.
La mia identità in pericolo rende il mio corpo esitante, maldestro, insicuro, non per imperizia, ma per la vertigine che accompagna la scoperta di quegli aspetti di me che solo l'altro può svelarmi.
Nella mia esitazione c'è il dramma di ogni trascendenza, che consiste nel sapere qualcosa di sé per dono dell'altro".
Umberto Galimberti "Le cose dell'amore"
Amiamo l'altro perchè tramite lui scopriamo noi stessi e l'altro tramite noi scopre se stesso. Per questo non amiamo chiunque, ma solo chi riflette fedelmente i nostri abissi. solo con lui o lei possiamo scendere nella nostra follia che ci affascina. una volta calati nella nostra follia, grazie alla mediazione dell'altro al quale riconosciamo il potere di "averci fatto impazzire", di "averci fatto perdere a testa", non riemergiamo più quali eravamo perchè, dopo esserci concesso questo cedimento, l'altra parte di noi ci ha contaminato. dopo avere amato, non siamo più ciò che eravamo.
a questo rinascere, a questo continuo rinnovamento, siamo continuamente sollecitati dalla vita, in modo ora inquietante ora seducente, in ogni incontro d'amore, dove però non è solo l'altro che incontriamo, ma la profondità più buia della nostra anima che l'altro riflette.
così dice Platone:
"Gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire cosa vogliono l'uno dall'altro. Non si può certo credere che solo per il commercio dei piaceri carnali essi provano una passione così ardente a essere insieme. E' allora evidente che l'anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire, e perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio."
Platone, Simposio, 192 c-d
lunedì 20 luglio 2009
dal sogno di chagall all'arte visionaria di filonov
Villa Olmo, Como, bel posto.
Chagall, Kandinsky, Malevich e Filonov, bel gruppetto.
un'ora di mostra, quadri scelti, rappresentativi, buona scelta.
di Chagall sono pazza da sempre: se è arrivato nelle vicinanze (anche qualche centinaio di km) sono andata a vederlo. farei qualsiasi cosa per lui, perchè mi facesse entrare in quel mondo aereo fatto di amanti colorati sognanti che volano tenendosi per mano. amo i suoi colori, i suoi volti, le sue finestre, la sua Parigi, i suoi tetti e i suoi comignoli, gli uomini piccoli piccoli negli angoli che fanno la cacca (mai notati? i suoi quadri sono pieni..) o piccoli piccoli, disperati davanti a uno specchio grande grande.
lo vedete?
ammiro il suo mondo infantile e pieno di amore, di attenzioni, di particolari minuscoli ma grandiosi. amo il suo sguardo puro sulle cose. uno sguardo cui basta un colore per dare il volto dell'armonia.
come può essere un ebreo rosso? così. ce ne sono molti altri, verdi, violinisti..il mondo da cui si proviene merita sempre un tributo molto grande. e questo è così grande rispetto alle case alle sue spalle.
di Kandiski mi folgora la pittura figurativa: questo fiume d'autunno e il paesaggio soleggiato mi sembrano di una luminosità accecante. mi fanno desiderare di esser lì, ora, adesso, a respirare quell'inimitabile luce.
le immagini che lasciamo spazio alla sperimentazione avanguardista perdono l'ordine a favore dell'entropia ma mantengono quella padronanza assoluta del colore e della capacità di stupire. il colore è un proiettile dalla potenza psicofisica, produce risonanza emotiva e produce sensazioni di caldo, freddo, suono, note e strumenti musicali.
il signor Malevich mi fa uno strano effetto.
bellissimo quando guardo questo quadro.
uno sfondo verde senza prospettiva accoglie figurine bianche morbide tonde eleganti acquose, sembrano bolle d'aria bianca sopra uno stagno.
poi arriva il suprematismo, evoluzione estrema del cubofuturismo, e allora tutto diventa, come dire, più quadrato.
"Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell'arte. Dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L'oggetto in sé non significa nulla. L'arte perviene col suprematismo all'espressione pura senza rappresentazione".
tutto diventa ideologico, la pittura perde il suo significato primigenio, diventa manifesto. la bellezza è veramente un'altra cosa.
ecco, Filonov mi inquieta, veramente. ho visto la gente entrare e uscire dalle due sale a lui dedicate con una velocità che non consente lo sguardo. piuttosto il non sguardo, la fuga. qualcuno ha detto che non gli sembrava il caso...il caso di disegnare così immagino.
la prima reazione, in effetti, è la voglia di non guardare. perchè quello che si vede è sgradevole, è catastrofico, è anche brutto, è deforme. una pittura fatta di grandi immagini costruite da un'attenzione ossessiva per i dettagli.
se guardi da vicino ci saranno centinaia di segni colorati, serrati, accorpati. un'ossessione. se guardi da lontano il dettaglio minuzioso crea il movimento dell'immagine nel suo complesso. un complesso che disturba direi. "Bisogna disegnare tenacemente e con precisione ogni atomo".
non è geometrico nè meccanico, è indipendente e critico, insofferente e contestatario. è oppositivo.
questi sarebbero dei fiori. fiori della coloritura universale.
questo un volto, la testa vivente. ne vedete le fattezze? impressionante. bello non so, agghiacciante di sicuro.
il festino del re è l'apoteosi dell'angoscia. il luogo del gaudio, il banchetto, diventa il momento della catastrofe. c'è un'amalgama di corpi volti e colori cupi che richiamano la disperazione, lo sfaldamento dell'uomo, la dimensione della disgregazione con grande potenza visionaria. che sia anoressia?
"La verità dell’arte è la verità dell’analisi.
La forza attiva dell’arte è l’azione della verità sottoposta
all’analisi e rivelatasi in una forma vivente e parlante,
una forma portata al grado massimo di persistenza e perfezione,
qualcosa di accessibile a chiunque […]
La pittura è il linguaggio universale dell’artista accessibile a tutti.
Questo linguaggio è incorporato nella coscienza dello
spettatore con una deduzione integrale che a volte
non può essere tradotta in parole.
Il fondamento della mia arte, cioè quello che osservo
studio e rivelo nei miei lavori, è lo studio dell’uomo,
dei suoi dati e delle sue caratteristiche intellettuali,
di classe e bio-dinamiche, del suo modo di vivere e pensare. "
Chagall, Kandinsky, Malevich e Filonov, bel gruppetto.
un'ora di mostra, quadri scelti, rappresentativi, buona scelta.
di Chagall sono pazza da sempre: se è arrivato nelle vicinanze (anche qualche centinaio di km) sono andata a vederlo. farei qualsiasi cosa per lui, perchè mi facesse entrare in quel mondo aereo fatto di amanti colorati sognanti che volano tenendosi per mano. amo i suoi colori, i suoi volti, le sue finestre, la sua Parigi, i suoi tetti e i suoi comignoli, gli uomini piccoli piccoli negli angoli che fanno la cacca (mai notati? i suoi quadri sono pieni..) o piccoli piccoli, disperati davanti a uno specchio grande grande.
lo vedete?
ammiro il suo mondo infantile e pieno di amore, di attenzioni, di particolari minuscoli ma grandiosi. amo il suo sguardo puro sulle cose. uno sguardo cui basta un colore per dare il volto dell'armonia.
come può essere un ebreo rosso? così. ce ne sono molti altri, verdi, violinisti..il mondo da cui si proviene merita sempre un tributo molto grande. e questo è così grande rispetto alle case alle sue spalle.
di Kandiski mi folgora la pittura figurativa: questo fiume d'autunno e il paesaggio soleggiato mi sembrano di una luminosità accecante. mi fanno desiderare di esser lì, ora, adesso, a respirare quell'inimitabile luce.
le immagini che lasciamo spazio alla sperimentazione avanguardista perdono l'ordine a favore dell'entropia ma mantengono quella padronanza assoluta del colore e della capacità di stupire. il colore è un proiettile dalla potenza psicofisica, produce risonanza emotiva e produce sensazioni di caldo, freddo, suono, note e strumenti musicali.
il signor Malevich mi fa uno strano effetto.
bellissimo quando guardo questo quadro.
uno sfondo verde senza prospettiva accoglie figurine bianche morbide tonde eleganti acquose, sembrano bolle d'aria bianca sopra uno stagno.
poi arriva il suprematismo, evoluzione estrema del cubofuturismo, e allora tutto diventa, come dire, più quadrato.
"Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell'arte. Dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L'oggetto in sé non significa nulla. L'arte perviene col suprematismo all'espressione pura senza rappresentazione".
tutto diventa ideologico, la pittura perde il suo significato primigenio, diventa manifesto. la bellezza è veramente un'altra cosa.
ecco, Filonov mi inquieta, veramente. ho visto la gente entrare e uscire dalle due sale a lui dedicate con una velocità che non consente lo sguardo. piuttosto il non sguardo, la fuga. qualcuno ha detto che non gli sembrava il caso...il caso di disegnare così immagino.
la prima reazione, in effetti, è la voglia di non guardare. perchè quello che si vede è sgradevole, è catastrofico, è anche brutto, è deforme. una pittura fatta di grandi immagini costruite da un'attenzione ossessiva per i dettagli.
se guardi da vicino ci saranno centinaia di segni colorati, serrati, accorpati. un'ossessione. se guardi da lontano il dettaglio minuzioso crea il movimento dell'immagine nel suo complesso. un complesso che disturba direi. "Bisogna disegnare tenacemente e con precisione ogni atomo".
non è geometrico nè meccanico, è indipendente e critico, insofferente e contestatario. è oppositivo.
questi sarebbero dei fiori. fiori della coloritura universale.
questo un volto, la testa vivente. ne vedete le fattezze? impressionante. bello non so, agghiacciante di sicuro.
il festino del re è l'apoteosi dell'angoscia. il luogo del gaudio, il banchetto, diventa il momento della catastrofe. c'è un'amalgama di corpi volti e colori cupi che richiamano la disperazione, lo sfaldamento dell'uomo, la dimensione della disgregazione con grande potenza visionaria. che sia anoressia?
"La verità dell’arte è la verità dell’analisi.
La forza attiva dell’arte è l’azione della verità sottoposta
all’analisi e rivelatasi in una forma vivente e parlante,
una forma portata al grado massimo di persistenza e perfezione,
qualcosa di accessibile a chiunque […]
La pittura è il linguaggio universale dell’artista accessibile a tutti.
Questo linguaggio è incorporato nella coscienza dello
spettatore con una deduzione integrale che a volte
non può essere tradotta in parole.
Il fondamento della mia arte, cioè quello che osservo
studio e rivelo nei miei lavori, è lo studio dell’uomo,
dei suoi dati e delle sue caratteristiche intellettuali,
di classe e bio-dinamiche, del suo modo di vivere e pensare. "
venerdì 17 luglio 2009
a voce alta
probabilmente il libro è meglio del film.
il film è confuso. dice ma non dice fino in fondo. cosa dice in fondo?
è pensabile che la vergogna della propria ignoranza sia più grande della vergogna della propria disumanità?
ci si può condannare all'ergastolo per non saper nè leggere nè scrivere tollerando su di sè il peso di avere avuto, agli occhi di tutti, la resposabilità della morte atroce senza senso di 300 donne?
è pensabile che la redenzione e il sollievo della morte siano raggiungibili proprio solo nel momento in cui questa colpa dell'analfabetismo è stata finalmente riscattata?
il personaggio sfugge, manca qualcosa. si intuisce solo per un attimo, durante il processo, che la sua ignoranza è un'ignoranza globale, totale, di sè. di sè e del mondo. è l'universale annullamento della coscienza e della consapevolezza a favore di un automatismo cieco, di un'obbedienza acefala, di un'adesione senza pensiero. lei obbedisce e non capisce cosa avrebbe mai dovuto fare altrimenti. come se una parte del cervello si spegnesse e non rispondesse alle sollecitazioni dell'anima a favore di una reiterazione ossessiva e senza riflessione autonoma.
"tu non devi chiedere perdono, nessuno deve chiedere perdono", dice al suo giovane amante in attesa di una sua approvazione. lei in effetti non chiede perdono e non lo vuole. lei agisce robotizzata, entra ed esce da un lavoro all'altro come se tutto si equivalesse, senza valore o dignità morale, entra ed esce da una relazione con un quindicenne, prende e da -ma sempre con una modalità di relazione come se lei non fosse mai dentro a niente veramente- poi si dilegua. "dovevo forse rimanere a lavorare alla siemens??". è la stessa domanda: doveva forse rimane lì, in quella relazione?, dovevo aprire le porte? cosa mai avrei dovuto fare di diverso?
lei, per me, è pura angoscia, concretizzazione del nulla, è un automatismo di vita che non da scampo. ed è per questo che la paura della propria menomazione analfabetica, la vergogna e la colpa, la commozione davanti alla narrazione dei libri, il pianto emozionato nella chiesa con il coro, la passione nell'amore fisico, mi risultano del tutto stonati.
oppure è l'unica luce, l'unica possibilità di vita in una persona che vita non ha, è l'unica speranza di una porta aperta alle parole dell'anima, ai suoi codici. forse è per questo che alla fine decide di darsi la morte. perchè quella sensazione di vita, che si è fatta strada con la lettura e la scrittura appena acquisite, quella voce da dentro che può prendere corpo e finalmente esprimersi e avere suono e forma, tutto questo è veramente troppo per chi, di fatto, nella vita quella voce non l'ha mai usata.
lunedì 13 luglio 2009
l'altro da sè
questo è appeso all'entrata del mio condominio.
un luogo accogliente abitato da persone amabili aperte comunicative.
è solo un caso che sia stato scomodato perfino il codice penale per gli estranei che varcano la soglia di casa.
anche mio fratello, un amico, un compagno di classe, tutti passibili di arresto.
tranquilli, è solo per sbaglio che è stato avvitato sul muro sotto i citofoni degli agguerriti inquilini che permangono in questo bunker asserragliato tra la valle della fiera e lo strabiombo del sempione. si intravedono i mitra e le molotov ma è solo un abbaglio di questo accecante sole di luglio. un delirio, un miraggio.
va tutto bene, la gente non ha paura, vive serena difendendo i propri diritti. il diritto di non essere turbato da foglietti pubblicitari introdotti di forza e con l'inganno all'interno della muraglia o, mioddio, di essere travolto da un'immagine umana di sembianze non note -ognuno conosce perfettamente la scheda anagrafica di ogni abitante dell'avanposto- certamente inviato da bin laden, da zingari bastardi, o anche solo da qualche commerciante ladro della zona chicrededifotterequelmiseropezzente. qui non entra NESSUNO.
questa è casa mia. benvenuti.
venerdì 10 luglio 2009
impercettibile tempo
continuità del tempo, il vento fa il suo giro. il tempo che passa sul corpo scrive, di volta in volta, un capitolo di vita.
ci sono posti, dentro le persone, in cui fa freddo. posti bui in cui non vorresti essere stato mai.
la morte si sconta vivendo.
Salvatore Quasimodo
IMPERCETTIBILE IL TEMPO
Nel giardino si fa rossa
l'arancia, impercettibile
il tempo danza
sulla sua scorza,
la ruota del mulino si stacca
alla piena dell'acqua
ma continua il suo giro
e avvolge un minuto
al minuto passato
o futuro. Diverso il tempo
sul vortice del frutto;
indeclinabile sul corpo
che riflette la morte,
scivola contorto
chiude la presa
alla mente, scrive
una prova di vita.
Cesare Pavese
HAI VISO DI PIETRA SCOLPITA
Hai viso di pietra scolpita,
sangue di terra dura,
sei venuta dal mare.
Tutto accogli e scruti
e respingi da te
come il mare. Nel cuore
hai silenzio, hai parole
inghiottite. Sei buia.
Per te l'alba è silenzio.
E sei come le voci
della terra - l'urto
della secchia nel pozzo,
la canzone del fuoco,
il tonfo di una mela;
le parole rassegnate
e cupe sulle soglie,
il grido del bimbo - le cose
che non passano mai.
Tu non muti. Sei buia.
Sei la cantina chiusa,
dal battuto di terra,
dov'è entrato una volta
ch'era scalzo il bambino,
e ci ripensa sempre.
Sei la camera buia
cui si ripensa sempre,
come al cortile antico
dove s'apriva l'alba.
Giuseppe Ungaretti
SONO UNA CREATURA
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
ci sono posti, dentro le persone, in cui fa freddo. posti bui in cui non vorresti essere stato mai.
la morte si sconta vivendo.
Salvatore Quasimodo
IMPERCETTIBILE IL TEMPO
Nel giardino si fa rossa
l'arancia, impercettibile
il tempo danza
sulla sua scorza,
la ruota del mulino si stacca
alla piena dell'acqua
ma continua il suo giro
e avvolge un minuto
al minuto passato
o futuro. Diverso il tempo
sul vortice del frutto;
indeclinabile sul corpo
che riflette la morte,
scivola contorto
chiude la presa
alla mente, scrive
una prova di vita.
Cesare Pavese
HAI VISO DI PIETRA SCOLPITA
Hai viso di pietra scolpita,
sangue di terra dura,
sei venuta dal mare.
Tutto accogli e scruti
e respingi da te
come il mare. Nel cuore
hai silenzio, hai parole
inghiottite. Sei buia.
Per te l'alba è silenzio.
E sei come le voci
della terra - l'urto
della secchia nel pozzo,
la canzone del fuoco,
il tonfo di una mela;
le parole rassegnate
e cupe sulle soglie,
il grido del bimbo - le cose
che non passano mai.
Tu non muti. Sei buia.
Sei la cantina chiusa,
dal battuto di terra,
dov'è entrato una volta
ch'era scalzo il bambino,
e ci ripensa sempre.
Sei la camera buia
cui si ripensa sempre,
come al cortile antico
dove s'apriva l'alba.
Giuseppe Ungaretti
SONO UNA CREATURA
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
giovedì 9 luglio 2009
se dio esiste che mi fulmini. ha cinque minuti di tempo.
un buon film. una solida intensità, soprattutto nella prima parte, dedicata all'incontro fatale, all'innamoramento estatico, al rapimento emotivo. scuro, melò, sensuale, misterioso.
nella seconda si perde il personaggio di Mussolini, affidato solo alle immagini storiche di repertorio, e ci si addentra nella perdizione manicomiale del personaggio femminile, Ida Dalser, sempre pervasi dal dubbio se si tratti di vero delirio o pervicace ostinazione. la magia, seppure nera e dannata, si stempera, anzi decade completamente e lascia spazio alla vivida luce del giorno, quella che acceca, quella che toglie la ragione, che annienta l'illusione ed evidenzia la bruttura dell'estraniamento, della privazione.
personalmente non sono interessata alla veridicità della vicenda. la verità non c'è se non nella memoria ormai perduta di chi l'ha vissuta. la ricostruzione è già soggetta a errori e interpretazioni che distorcono per definizione l'evoluzione della storia.
mi interessa piuttosto il film. la narrazione.
mi colpisce la scena iniziale in cui mussolini sostiene l'inesistenza di dio con un cronometro alla mano. dio non l'ha fulminato. dio non esiste. mi colpisce la presentazione immediata del mistificatore, dell'ingannatore, dell'incantatore. e lo zoom sulla sua vittima, lei, la prima di tutta la nazione a seguire.
mi colpisce la scena finale. che è la stessa dell'inizio del film. mussolini aspetta che passino i 5 minuti del cronometro. la storia è finita. è stato fucilato, è stato fulminato. dio non esiste ma lui ha mentito. a tutti. e tutti quelli che gli hanno creduto sono stati fulminati con lui.
la fascinazione di ida dalser è la fascinazione dell'italia. l'annientamento fisico e mentale e anagrafico di ida e di suo figlio è l'annientamento democratico dell'italia, l'assasinio legalizzato. la menzogna opportunistica d'amore è la menzogna che sottende l'apparato e l'indottrinamento di stato. il parallelismo è forte e sostiene il film nella sua evoluzione storica.
mi ha sorpreso l'immagine del mussolini amante. certo un duce così non poteva essere che un amante vorace, invasato, con l'occhio sbarrato sull'eternità del potere anche nell'amplesso amoroso. mi stupisco perchè l'idea di un mussolini amante è proprio un luogo che non vorrei conoscere, ma mi ritrovo nel film a farmi domande e a fantasticare sul mussolini uomo. proprio quel mussolini che, a vederlo adesso nelle immagini di repertorio, ha qualchecosa di grottesco e drammaticamente ridicolo, una maschera della commedia dell'arte di morte e distorsione.
ma questo è il potere del cinema, in fondo è finzione, quello sullo schermo non è mussolini, quello è filippo timi, forse anche questa è mistificazione, anche questa, come l'altra, è magia col potere di ingannarti.
eppure questo aspetto della corporeità mussoliniana è una chiave di volta del film. prima c'è il corpo privato, un corpo che prende e penetra e soggioga, un corpo in movimento, un corpo energico che si proietta sul futuro, un corpo futurista. quando il corpo privato di mussolini esce di scena, il film perde di potenza. il corpo privato è diventato quello pubblico, ha indossato la maschera teatrale, è diventato il grande corpo della massa plaudente e adorante, il gesto amatorio si è trasformato nella spettacolarizzazione della politica distruggendo tutto ciò che ha lasciato dietro di se. il corpo di ida è la prima sperimentazione, di forza di seduzione di possedimento, il corpo di ida richiama altri corpi, quelli del popolo, di tutti quelli che verranno dopo di lei.
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