bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 25 aprile 2014

Victor Ullate Ballet

mi sono avventurata ancora in quel del teatro Manzoni e non senza tema di brutte sorprese.
ma, invece, è andata bene!
oggetto: balletto
protagonisti: il Victor Ullate Ballet - Comunidad de Madrid, la compagnia fondata dal genio coreografico di Victor Ullate che con la sua danza energica ha rivisitato la tradizione spagnola, mescolandola a classico e moderno. 
le coreografie: "Jaleos" uno dei classici lavori di Victor Ullate che è ancora in grado di stupire dopo diciassette anni dal suo debutto, "Y" affascinante pax de deux maschile su musiche di Mahler, "Après Toi (Omaggio a Béjart)", appassionato omaggio al caro amico e maestro Maurice Béjart e la nuova creazione "Bolero", personalissima rilettura del capolavoro di Ravel. 

Creato nel 1988, il Victor Ullate Ballet è oggi una delle compagnie di danza più interessanti a livello internazionale. Il progetto di Ullate, per molti anni discepolo di Béjart, è di fare da ponte tra il pubblico tradizionale della danza spagnola e quello del balletto contemporaneo, unendo gusti ed esigenze diversi. La Compagnia ha consolidato il proprio prestigio sia in ambito nazionale che internazionale grazie all'impegno continuativo della Compagnia nel perfezionamento e potenziamento della tecnica classica, necessaria per rendere uniforme il livello dei suoi diversi danzatori e al contempo per permettere una diversificazione di stili e generi, dal repertorio classico fino al caratteristico stile neoclassico, stile proprio della Compagnia. Questi fattori, oltre all'esclusività del repertorio, sono quelli che hanno definito e caratterizzato la personalità della Compagnia e che ne hanno decretato il successo.








al di là delle presentazioni trionfalistiche del sito del teatro Manzoni, che come tutti si fa buona pubblicità, lo spettacolo è effettivamente bello ed entusiasmante.
si sente il ritmo e il sangue spagnolo nel primo balletto Jaleos, si sente la bellezza dell'armonia tra musica e danza nell'Apres Toi -con lo strepitoso secondo movimento della 7ª sinfonia di Van Beethoven-, si avverte un tentativo di innovazione sul Bolero di Bejart, sulle musiche di Ravel.



ma qui casca l'asino, si dice così anche se forse, di solito, non si scrive.
i due ballerini sono capaci, mi sono piaciuti molto, sono belli, energici, talentuosi, appassionati, mi attraggono e mi tentano.
ma la coreografia, che tenta l'evoluzione del Bolero in coppia, quando classicamente Bejart lo ha ideato per un singolo ballerino centrale, uomo o donna che fosse, arriva a un punto di esplicitazione sessuale nei movimenti, fino al finale senza alcun enigma, che è proprio inutile e deludente.
con questa musica, con questo balletto, con questa ideazione originaria (il ballerino centrale e il coro intorno che si risveglia e si eccita con il crescendo musicale ed è il vero movimento sessuale del balletto), non c'è bisogno di esplicitare nulla.
lo smascheramento, la posa sessuale, appesantisce quel che con la musica magicamente si crea e a cui spontaneamente rimanda. a niente altro, ascoltando, si può pensare se non al sesso, all'eccitazione e all'orgasmo. mimarlo non agiunge niente, anzi, sottrae. l'allusione è sempre più eccitante di una avance diretta e senza mistero.
quel che non funziona è soprattutto il coro intorno che si muove troppo, che non si eleva progressivamente, che toglie enfasi al movimento centrale, che non crea quella tensione interna, ineludibile e quasi insopportabile, che ho avvertito tutte le 4 volte che ho visto il Bolero di Bejart.
mi sono concentrata sui due ballerini e mi sono goduta la bellezza dei loro corpi all'unisono.
fino a quando l'asino è cascato.



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